PENSARE E DIRE
Potremmo così variarlo sulla scia dell'aforisma prima citato: «Il sapiente pensa tutto quello che dice; lo stupido dice tutto quello che pensa». Parole sacrosante ieri e oggi: basta solo aprire la televisione per vedere come domini la seconda parte della frase. Una valanga di stupidità, di chiacchiere, di pensieri vani e fatui eruttano da un'interiorità sempre più intisichita, prossima a identificarsi con la superficie, con l'esteriorità. Ora io vorrei però mettere l'accento su un altro aspetto, quello della sincerità. A prima vista questa è una virtù da lodare ed è naturale che così avvenga contro ogni falsità, ipocrisia, doppiezza e slealtà. Tuttavia c'è una sincerità che si rivela non solo come ingenuità o dabbenaggine e imperizia, ma anche come immaturità, imprudenza, stupidità vera e propria, svelamento della vacuità interiore. In questa luce vale la lezione di Lessing: essere «veritieri nella condotta e nei discorsi» vale solo quando si ha una formazione e una ricchezza interiore, ossia quando si è saggi. Altrimenti è solo un espettorare banalità, insulsaggini, scemenze e volgarità. Il pensare e il dire sono, quindi, correlati e senza un autentico e sostanzioso pensiero, il silenzio è d'oro (cosa che, ahimè, non accade).