Ammettiamolo: ci sono notizie che preferiremmo non vedere. Ci sono argomenti che non vorremmo mai dover affrontare, nemmeno noi giornalisti. I motivi sono tanti e diversi. Sono cose che ci fanno male, nel profondo. Come essere umani, come adulti e ancor più (se lo siamo) come genitori ed educatori. Eppure esistono. E non possiamo fare finta che non siano un grave problema. Come ha raccontato il giornale inglese Guardian, l’Internet Watch Foundation ha scoperto in Rete, nell’ultimo anno, materiale pedo-pornografico con protagonisti bambini sotto i 10 anni su più di 100.000 pagine web. «Si tratta di un aumento del 66% rispetto all’anno precedente». Con la serietà che contraddistingue questo ente benefico che vigila sulla Rete, gli autori del rapporto hanno precisato che «questo aumento potrebbe anche essere legato al fatto che oggi abbiamo migliori strumenti per individuare questo materiale, rispetto anche solo a un anno fa». In ogni caso, l’IWF ha scovato in totale 275.655 pagine web contenenti materiale pedo-pornografico, con un aumento dell’8% rispetto al 2022. Purtroppo la notizia peggiore è un’altra. La maggior parte di questi contenuti con protagonisti minori di 10 anni, scrive l’IWF, ha una particolarità ancora più agghiacciante. Come ha spiegato Susie Hargreaves, amministratore delegato dell’organizzazione benefica, «sono creati dai bambini stessi, alcuni di soli 3 anni». Com’è possibile? «Si tratta di immagini di bambini ripresi nelle loro camere da letto e in ambienti domestici, dove i piccoli sono stati ingannati, costretti o incoraggiati a copiare attività sessuali che vengono poi registrate e condivise in Rete». E qui si apre un altro capitolo. Quello della responsabilità dei giganti del digitale. L’Internet Watch Foundation ha criticato Apple per aver abbandonato, in nome della privacy, la decisione di scansionare materiale pedo-pornografico sugli iPhone, segnalando chi li diffonde alle autorità. Anche Meta non farebbe abbastanza, soprattutto nel bloccare la condivisione di filmati e foto di abusi su minori sulle sue app di messaggistica. Per l’IWF «nel 2022 all’equivalente statunitense dell’IWF, il Centro nazionale per i bambini scomparsi e sfruttati [NCMEC] sono stati segnalati 20 milioni di casi di persone che condividevano materiale pedo-pornografico, ma il rischio è che senza poter accedere agli account tutte queste segnalazioni si perdano». Apple non ha risposto alle accuse, mentre un portavoce di Meta ha affermato che l’azienda continuerà a fornire più rapporti all’NCMEC rispetto ad altri giganti del digitale. E ha precisato: «La crittografia aiuta a proteggere le persone, compresi i bambini, da hacker, truffatori e criminali. Non pensiamo che le persone vogliano che leggiamo i loro messaggi privati, quindi abbiamo passato anni a sviluppare solide misure di sicurezza per prevenire, individuare e combattere gli abusi sui minori mantenendo la sicurezza online».
Secondo la polizia inglese, c’è una correlazione tra l’aumento del materiale pornografico presente online e l’aumento delle violenze ai danni dei minori. «Nel 2022 la polizia inglese ha ricevuto segnalazioni di 14.800 stupri e aggressioni sessuali contro bambini di età compresa tra 10 e 17 anni perpetrate da altr minori». Ian Critchley, responsabile dell’NPCC, l’ente inglese per la protezione dell’infanzia, ha dichiarato al Guardian: «Penso che tutto ciò sia esacerbato dall’accessibilità della pornografia violenta e dalla facilità con cui la pornografia violenta è accessibile ai ragazzi, anche giovanissimi. Penso che questo sia un dibattito che deve essere aperto nella nostra società». © riproduzione riservata