«Il programma che va ora in onda è stato registrato prima dell'attuale emergenza sanitaria». In tempi di Coronavirus era necessario precisarlo, anche perché la nuova edizione di Pechino Express, con il sottotitolo Le stagioni dell'Oriente, da martedì alle 21,20 su Rai 2, è stata girata nell'autunno scorso tra Thailandia, Cina e Corea del Sud. Così, l'inizio dell'ormai popolare adventure game è stato preceduto dall'annuncio rassicurante. Ma poi rassicurante per chi? Forse per i familiari e gli amici dei concorrenti, non certo per i telespettatori. Non risulta, infatti, che il virus si diffonda via etere o in streaming. Ma non si mai. Meglio aver paura che buscarne, dicono in riva all'Arno. Per il resto Pechino Express si conferma tra i migliori prodotti tv in circolazione, uno dei più dinamici, un gioco d'avventura a metà strada tra caccia al tesoro e ricerca su usi e costumi dei popoli, con in gara coppie (quest'anno addirittura dieci) che tappa dopo tappa, superando prove d'abilità e di resistenza devono percorrere, senza soldi, migliaia di chilometri, viaggiando in autostop e confidando, per mangiare e dormire, sull'accoglienza della popolazione locale, avvantaggiati soltanto dal presentarsi accompagnati dalle telecamere, che in ogni parte del mondo sono un buon biglietto da visita. Ma per capire cosa sia Pechino Express, tutto saggiamente registrato e montato, è bene dare qualche numero di questa decima edizione: 37 giorni di lavorazione nei Paesi rammentati, 5 mila ore di riprese con una troupe di 100 persone e 30 telecamere, 9 mila ore di montaggio per realizzare 10 puntate di circa 150 minuti ciascuna a cui aggiungere la pubblicità esterna oltre a quella interna. Tra il cast, come sempre eterogeneo, si è distinto, almeno all'esordio, il raffinato Enzo Miccio (in coppia con Carolina Gianuzzi) che a sorpresa, da stilista impeccabile qual è, ha dimostrato di sapersi adattare meglio di altri alle reali difficoltà dell'avventura. Male, e tra l'altro subito eliminati, padre e figlia (Marco Berry e Ludovica Marchisio) che hanno offerto uno spettacolo non certo edificante. Bene, come sempre, la conduzione ancora una volta affidata all'ironia e al sarcasmo di Costantino Della Gherardesca.