Patriottismo economico, una scelta giusta
L'ideologia in questo caso non c'entra nulla. E' questioni di numeri: il crollo del PIL e la caduta della produzione che attendono nel 2020 tutto il globo rischiano di picchiare ancor più duro sul sistema imprenditoriale italiano, caratterizzato da un numero senza pari di piccole, piccolissime e micro-imprese del nostro Paese. Troppo spesso sotto-dimensionate e sotto-capitalizzate, di conseguenza molto più fragili e più esposte alla tempesta, alla quale molte di loro potrebbero non sopravvivere.
Al di là degli aiuti che Governo italiano, Unione Europea, banche e istituzioni finanziarie riusciranno a mettere in campo, l'unica soluzione duratura può venire dal mercato. In questo caso è la domanda che deve cercare di supportare e tutelare l'offerta, orientando decisamente le nostre scelte di consumo verso il "made in Italy". Se l'italianità di un prodotto o di un servizio diventeranno il fattore-chiave nella selezione quotidiana di ciò che compriamo, e se saremo in grado anche di valorizzare nei nostri acquisti le piccole produzioni agricole, artigianali e manifatturiere, probabilmente riusciremo in un'impresa straordinaria: salvare nel "day after" centinaia di migliaia di imprese e ancor più posti di lavoro. Peraltro non sarebbe una scelta solo "emotiva": basti pensare, solo per fare un esempio, che nell'agroalimentare l'Italia ha il sistema di controllo più severo al mondo in tutti i suoi passaggi, dalla produzione alla tavola.
La scelta del "patriottismo economico", dunque, è quella giusta in questa fase drammatica per l'Italia. Cuore e cervello devono spingerci nella stessa direzione, come cittadini italiani e come consumatori consapevoli.
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