Allucinato, angosciato, traumatizzato.... Chi più ne ha, più ne metta per descrivere Patrick Melrose, il protagonista dell'omonima miniserie in cinque episodi in onda il lunedì alle 21.15 su Sky Atlantic. Non è un aggettivo da Crusca, ma la definizione più giusta per uno che tenta di fumare sotto la doccia o arranca in un ristorante trascinandosi per terra sarebbe quella di “strafatto”. E Patrick strafatto, oltre che ubriaco, lo è davvero. Basti pensare che la serie, firmata e creata da David Nicholls, è tratta dai racconti di Edward St. Aubyn nei quali l'autore londinese ha trasferito in buona sostanza le vicende che lo hanno coinvolto in prima persona: dagli abusi da parte dei genitori, alla dipendenza dall'eroina, ai problemi con l'alcol, fino all'uscita dal tunnel. E la serie tv, inizialmente ambientata a Londra nel 1982, parte proprio dal tentativo di Patrick di liberarsi dalla droga. L'occasione è data dal viaggio a New York per recuperare le ceneri del padre, di cui ha saputo della morte e nonostante che il genitore rappresenti il protagonista dei ricordi più traumatici della sua infanzia. In America, Patrick, tra alcol e fumo e immani sofferenze, prova a fare a meno dell'eroina. Inutile dire che in questa fase, sempre più instabile e fuori controllo, non riuscirà nell'intento. Ce la farà, probabilmente, nei prossimi episodi di cui possiamo dire che sono ambientati ognuno in una decade diversa della vita di Patrick e sono tratti da cinque diversi titoli della saga letteraria d'origine. L'intento, come si capisce dalla vicenda, è quello di esplorare le conseguenza psicologiche di un'infanzia traumatica (in balia di un padre violento e di una madre succube del marito, dell'alcol e dei rimpianti), e di un presente non da meno (in fuga dai ricordi e irrimediabilmente perso nella sua dipendenza alla ricerca disperata di una via per la redenzione). Il tedesco Edward Berger, che firma la regia, ricorre spesso ai primi piani e all'uso del grandangolo per deformare quanto basta il volto del protagonista interpretato da Benedict Cumberbatch (candidato all'Oscar tre anni fa per The Imitation Game). La sua è realmente una grande prova d'attore. Se Patrick Melrose sta in piedi, molto lo si deve a lui, che sulla serie di Sky e Showtime ci scommette anche come produttore esecutivo.