Presto il prezzo al consumo della pasta potrebbe salire per effetto dell'aumento del costo della materia prima: il grano. L'allarme è stato lanciato dagli stessi industriali. Intanto, un altro comparto strategico per l'agricoltura italiana, quello della produzione di pomodori, si è ritrovato a fare i conti con una crescita del 150% delle importazioni di prodotto dall'Asia. Entrambi gli esempi, la dicono lunga sulle condizioni in cui si trova il comparto agroalimentare nazionale. Prima di tutto il grano. Il rischio di veder aumentare maccheroni e spaghetti ' cioè, di fatto, uno degli alimenti ancora oggi di base per l'alimentazione del Paese ' deriva dal fatto che nelle ultime settimane il prezzo del grano duro e delle semole è cresciuto tra il 30 e il 40% rispetto all'inizio del 2007. Una situazione che nasce dalla riduzione delle scorte nazionali e internazionali e dallo squilibrio ormai cronico fra domanda e offerta. Tutto, poi, sarebbe frutto anche delle condizioni meteorologiche che fanno prevedere una diminuzione del raccolto, con un deficit pari a circa 3 milioni di tonnellate, accompagnato da un calo della qualità. Da qui l'allarme nelle dichiarazioni degli industriali dell'Unipi (l'associazione che riunisce le imprese pastarie italiane) che hanno segnalato come le condizioni di mercato e di produzione siano arrivate a livelli insostenibili. Anche perché, ancora oggi, il prezzo della materia prima incide per oltre il 50% sul costo di produzione della pasta. La crescita dei prezzi di vendita, quindi, sembra ormai improrogabile e non farà certamente bene all'andamento del mercato interno che nel 2006 ha già subito una flessione del consumo pari al 3%. E non è finita qui, perché a risentire degli aumenti sarà sicuramente anche la competitività estera dei prodotti italiani. Basta pensare che il 53% della produzione prende la via dell'export e che già oggi il comparto deve fare i conti con una eccedenza di capacità produttiva. Difficoltà di mercato e di concorrenza, d'altra parte, sono riscontrabili anche per il pomodoro. La Coldiretti ha segnalato proprio questa settimana che nel 2007 le importazioni di conserve sono balzate in avanti del 150% e che la gran parte di queste arriva dalla Cina. Proprio quando lo stesso Governo cinese ha annunciato che un quinto dei propri prodotti destinati al mercato interno non rispetta gli standard di qualità e sicurezza. In questo caso, quindi, non si tratta solo di questioni di prezzo, ma anche di sicurezza alimentare. A farne le spese, oltre che tutti noi, circa 185 industrie di trasformazione, 60mila ettari coltivati, 7mila imprenditori agricoli che producono un quantitativo di 44 milioni di quintali. La conclusione, tuttavia, è la stessa: oltre la vetrina del Made in Italy blasonato, sono le reali condizioni di mercato di buona parte degli alimenti che ogni giorno possiamo acquistare e consumare. Condizioni che dovrebbero essere probabilmente più all'attenzione di tutti.