L’inizio è fulminante: «Hai una vita. Vuoi davvero passarla guardando il tuo telefono?». E no, la domanda non è rivolta soltanto ai giovanissimi ma a ognuno di noi. Dietro c’è una sorta di progetto sociale. Una newsletter che promette di «aiutarti a reimpostare le tue abitudini sullo schermo e a recuperare il tuo cervello». È nata in Inghilterra, e nel giro di poche ore ha raccolto oltre 200mila iscritti. Se pensate di non avere bisogno di un aiuto così, provate a guardare nel vostro cellulare la sezione «tempi di utilizzo». Una volta scoperto quanto lo usate ogni giorno, moltiplicate il tempo medio per 365. Scoprirete, come indica la newsletter, che «se anche passi una sola ora al giorno a usare il cellulare, è come se vivessi attaccato al telefonino 15 giorni l’anno, senza alcuna pausa». E via così. Visto che la media dell’uso dello smartphone in Italia, dicono i dati, è di 4 ore e mezza al giorno, significa che passiamo ogni anno oltre due mesi con la testa sul telefonino. Certo, direte voi, noi adulti lo uso moltissimo per lavoro e questo può in qualche modo giustificarci, ma la questione resta. Ovviamente questi conti servono soprattutto per provocarci a fare una seria riflessione sul nostro rapporto con gli smarthpone, ma sappiamo bene che sono volutamente parziali. Mi spiego. Sul numero di ore spese non si discute, ma non tutte sono per forza sprecate. Faccio l’esempio più banale: se sto al telefono mezz’ora con un amico o un parente che ha bisogno di compagnia o soltanto vuole chiacchierare, sarebbe assurdo (e profondamente sbagliato) considerarlo tempo sprecato. E così per molte altre cose: guardare un film o una serie o un programma tv (sì, molti lo fanno sullo smartphone), ascoltare musica, partecipare a una riunione di lavoro su Teams o Zoom dal cellulare, leggere e rispondere alle mail, mandare messaggi su WhatsApp e così via. La cosa giusta da fare, allora, è aprire la seconda schermata della sezione «tempi di utilizzo» del nostro cellulare e guardare più in dettaglio i dati. Nel mio caso, lunedì scorso ho speso 2 ore e 15 minuti nella sezione «utility» che raccoglie soprattutto la navigazione su Internet, 52 minuti sui social (compreso WhatsApp, che è considerato tale), 25 minuti a guardare la posta elettronica e 24 minuti di «svago». Martedì, che ho avuto una lunga riunione di redazione su Teams alla quale ho partecipato dal cellulare, il mio tempo nella sezione «produttività e finanza» è schizzato dai 25 minuti a 1 ora e 44 minuti. Faccio questi esempi personali solo per indicare dei dati reali e concreti e per scoprire insieme che da sola la componente tempo non basta. Anche qui uso un esempio banale per spiegarmi meglio: se il tempo che spendo per i pasti fosse di 90 minuti al giorno, potrei creare una tabella che dice che ho speso 22 giorni all’anno a mangiare. E allora? Cosa significa? Più niente che tutto. Eppure la newsletter Reclaim Your Brain ha senso, eccome. Dopo avere provocato gli iscritti con la tabella sul tempo speso, offrirà loro un percorso di ben cinque settimane dedicato a imparare a vivere meglio il rapporto con il cellulare. Penserete: possibile che da noi non ci abbia pensato nessuno? In realtà su internet ci sono centinaia di articoli che contengono consigli in merito. Ne ho selezionati tre su tanti: «vieta il cellulare a tavola»; «quando sei in compagnia di altri non stare al telefono»; ma soprattutto: «ricordati che il cellulare va usato come un elettrodomestico, cioè per ciò che serve e per il tempo che serve, non per fuggire dalla noia o peggio». Come per esempio aprire il cellulare quando non sappiamo cosa fare. Prima di farlo chiediamoci: davvero non c’è niente di meglio che potrei fare senza usare lo smartphone? © riproduzione riservata