Per il 25 aprile di questo 2022 sui quotidiani si avverte un'aria, almeno un poco, diversa. È evidente che non si tratta del "solito" anniversario. L'Ucraina ci impone la domanda su che cosa sia, per noi, la libertà; e che cosa saremmo disposti a sacrificare per mantenerla. «Il diritto alla libertà» è il titolo con cui la "Stampa" (25/4) apre le quattro pagine di sovracopertina. Il quotidiano torinese compie uno sforzo serio. Schiera firme di peso: Giovanni De Luna, Vladimiro Zagrebelsky, Marco Revelli (il 23/4 anche sul "manifesto") e Gianni Oliva. C'è il bisogno di porsi in modo radicale le "solite" domande. «Che cosa significa oggi parlare di Resistenza?» è il titolo dell'articolo di Umberto Gentiloni su "Repubblica" (25/4). Tra tutti, scegliamo di dare la parola a due reduci, due staffette partigiane che rischiarono e portarono a casa la pelle. Mirella Alloisio, 96 anni, è intervistata sul "Fatto" (24/4) da Tommaso Rodano. Ricorda così la sua gioventù sotto la dittatura: «C'erano le madri vestite a lutto. E poi c'erano gli amici che partivano per la guerra e non tornavano più. Io odiavo le guerre. La guerra è bestialità, non è un prodotto dell'evoluzione. Ho fatto la guerra partigiana per non sentirne parlare più». La "Stampa" (24/4) dedica una pagina intera a Iole Mancini, 102 anni, ospite dei nazisti nella prigione di via Tasso, intervistata da Flavia Amabile: «Non è concepibile che nel XXI secolo ci siano ancora questi conflitti». Non può dire la sua ma ha già parlato con la sua vita Bruno Neri, negli anni Trenta calciatore della Fiorentina, del Torino e della Nazionale, che non amava il saluto fascista e morì da partigiano sull'Appennino. Nome in codice Bernie, uno dei volti migliori del calcio, a ricordarlo è una figurina sulla "Stampa" (25/4). Sarebbe meglio dire: una figurona esemplare.