Paris a passeggio con Apollinaire per ridare stile all'arte della biografia
Il libro si apre e si chiude con due «passeggiate romane» alla ricerca di luoghi apollinairiani reali o ipotetici. E non poteva mancare un capitolo di «passeggiate parigine» in cui diventa esplicita la ragione (o l'ispirazione) del racconto biografico come risposta a un'ansia di conoscenza impossibile, allucinatoria. Paris descrive se stesso mentre rilegge Apollinaire alla stazione di Saint-Lazare e gli sembra quasi di vedere ciò che non può vedere: «Mi domando a che cosa serve rileggere i versi di Zone, che alcuni critici ritengono sia il suo capolavoro, seduto tra questa folla (…) Dopo l'infanzia romana, l'adolescenza monegasca, eccomi dinanzi alla frenetica ed elettrica giovinezza parigina del mio eroe (…) Che cos'è questo desiderio di seguire l'ombra di un'ombra? Ha a che vedere con un rito magico, quello stesso di cui si è riappropriata la critica dopo tanti afosi strutturalismi?».
È così. Lo scienziato del testo credeva che la letteratura fosse solo un insieme di testi senza autori e senza lettori. Ma gli autori letti e studiati nei testi si amano e si inseguono anche al di là della pagina, per immedesimazione, innamoramento e contagio. In effetti, Renzo Paris, prima che un biografo di Apollinaire, è uno scrittore apollinairiano, uno dei pochi, che insegue la realtà sognandola.