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Paramarxismo in auge: come con Zizek che mescola (e agita) Lenin e Lacan

Alfonso Berardinelli sabato 13 ottobre 2012
Libro inaspettatamente interessante e organico quello di Marco Gatto su Marxismo culturale. Estetica e politica della letteratura nel tardo Occidente (Quodlibet Studio). Di marxismo oggi si parla poco e meritava tornare sulla sua storia. In estrema sintesi, la tesi del giovane studioso è che il marxismo si sia progressivamente allontanato dalla dimensione politica e dal rapporto teoria-prassi, per immergersi sempre più nell'analisi e nella teoria culturale, estetica, letteraria.Dalla visione della totalità sociale (economia, politica, cultura) del primo marxismo, fino a Gramsci, si è passati a una sempre più frantumata specializzazione disciplinare, in cui hanno occupato un posto centrale prima la filosofia e la metodologia (con Lukács e Korsch nei primi anni Venti) poi l'estetica, la critica della cultura, la teoria della letteratura (da Lukács a Benjamin, Adorno, Marcuse, Della Volpe, Sartre, Raymond Williams, Fredric Jameson: finché del più giovane dei marxisti attivi, Terry Eagleton - oggi peraltro quasi settantenne - Marco Gatto dice che i suoi libri "mostrano di possedere un unico e ossessivo oggetto, la letteratura).Il postmodernismo e i Cultural Studies hanno infine mescolato, a volte grottescamente, Marx e Guy Debord, Derrida e femminismo, nonché Lenin e Lacan, come fa quel personaggio da fiera che è Slavoj Žižek, onnipresente e logorroico.Il culturalismo o accademizzazione del marxismo ha però riconquistato una (pretesa di) totalità: se nell'attuale capitalismo tutto è cultura, informazione, linguaggio, pubblicità, estetica, allora parlare di queste cose "può suonare" rivoluzionario. Ciò che resta in piedi nel marxismo postmoderno è perciò il fantasma della Rivoluzione: non si capisce fatta di che cosa, voluta da chi, realizzata come, per quali scopi politici e secondo quale idea di vita sociale. I marxisti classici si sbagliarono nella terapia, le loro diagnosi erano spesse giuste. I paramarxisti postmoderni non saranno mai smentiti dai fatti perché per loro i fatti sono solo interpretazioni: le loro interpretazioni. Siamo al marxismo autogeno o, in qualche caso, autistico.