Paradosso referendum, rischio-Italia e regole comuni
Nelle analisi degli altri Governi, degli investitori internazionali e delle agenzie di rating sta tornando ad affacciarsi il "rischio-Italia": ne stanno risentendo non solo le quotazioni in Borsa di banche e grandi aziende, ma anche le decisioni di investimento delle imprese italiane e delle multinazionali e perfino il clima di fiducia dei consumatori. Anche l'attività dei Ministeri e del Parlamento è influenzata inevitabilmente dalla grande attesa del voto, al di là della buona volontà dei singoli protagonisti: sarebbe "contro natura" per qualsiasi attore politico in campo trascurare il rischio che dal referendum scaturiscano equilibri politici diversi. L'opinione pubblica appare frastornata e in gran parte inconsapevole, perché sconta lo scarto (drammatico) tra la complessità della materia su cui i cittadini dovranno esprimersi e la potente rozzezza dello strumento referendario. Basti ricordare che questa legge di riforma contiene 41 articoli, che modificano ben 48 degli 84 articoli di cui è composta la seconda parte della Costituzione. E che lo strumento referendario è evidentemente molto più adatto a decidere su questioni che interrogano "liberamente" la coscienza individuale, piuttosto che su articolate architetture costituzionali e raffinate regole di funzionamento delle nostre istituzioni.
All'origine di tutto ciò c'è un grande paradosso, che in un confronto così violento come quello al quale stiamo assistendo nelle ultime settimane è stato totalmente dimenticato: la Costituzione è la carta fondante della convivenza civile, appartiene a tutti e rappresenta per definizione la sintesi della diversità di valori e di interessi tipica di un popolo. L'essenza di una Costituzione è la convergenza e l'esaltazione di ciò che unisce, secondo lo spirito che settant'anni fa fu fatto proprio dai Costituenti: non a caso, anche questa riforma costituzionale è stata votata nei due rami del Parlamento da una maggioranza niente affatto piccola. Se chi lo ha fatto avesse il buon senso di ricordarlo, ci eviteremmo (almeno) questa inutile e pericolosa "guerra civile senza armi".
@FFDelzio