Fra un mese l'Italia assumerà la presidenza di turno dell'Unione europea. Un passaggio importante nella vita dell'Ue, visto che coincide con alcuni dei passi cruciali legati all'allargamento dell'Unione e alla riforma della sua politica agricola. L'ultimo giro di boa prima dell'inizio di giugno è stato segnato poi da un evento importante: l'approvazione da parte della Commissione della proposta di bilancio 2004. Intanto, in Italia, il settore mette le mani avanti, ricorda le priorità per lo Stivale verde e mette a segno un punto in suo favore.
Prima di tutto il bilancio. La prima stesura dei conti per il 2004, stando all'analisi compiuta da Coldiretti, assegna oltre il 20% dei fondi ai nuovi arrivati. A chi entrerà nella Ue dal primo maggio 2004 saranno assegnati circa 2,5 miliardi di euro per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e 11,8 in totale. Ai "vecchi" componenti, andranno rispettivamente 51,6 e 109,9 miliardi di euro. I fondi dei nuovi soci dell'Unione cresceranno poi dal 2005 al 2013, quando gli aiuti diretti saranno esattamente pari a quelli ricevuti dagli altri Stati.
Si tratta di una prospettiva ormai accettata dagli agricoltori già inseriti nell'Unione. Anche se, proprio gli italiani sempre in questi giorni, hanno precisato alcuni punti delicati. C'è chi, per esempio, vede nell'allargamento un'opportunità, a patto che cambi la politica agricola comune. C'è chi - come la Confagricoltura - ha invece sottolineato, prendendo spunto dall'imminente inizio del semestre di presidenza dell'Italia, che questo periodo «dovrà essere l'occasione per intervenire per riequilibrare le proposte sul tappeto di riforma della Pac, che investono settori importanti per l'agricoltura italiana e meridionale come il grano duro, il tabacco e l'olio di oliva». Si tratta di mosse strategiche per evitare i brutti scherzi della politica europea e per controbilanciare eventuali ulteriori richieste dei Paesi dell'Est.
Intanto, però, l'agricoltura italiana esiste. Anche sul fronte del progresso tecnologico e della sicurezza. Come quella delle macchine, dei lavoratori e delle operazioni colturali. Un aspetto assolutamente posto in secondo piano, ma di grande importanza proprio per chi nei campi e nelle stalle vi lavora. Dagli ultimi dati dell'Inail - diffusi e commentati dalla Cia - emerge per esempio una contrazione degli infortuni sul lavoro proprio nell'ambito del settore agricolo, dove si è passati da 81.821 casi del 2001 ai 73.902 del 2002, con una diminuzione del 9,7 per cento. Secondo la Cia, «questo denota che gli imprenditori agricoli hanno mostrato una sensibilizzazione ai problemi relativi alla sicurezza sul luogo di lavoro. Insomma, c'è un maggior impegno in tema di sicurezza sul lavoro delle aziende agricole». Visto anche che, nello stesso periodo, nell'industria gli incidenti sono scesi solamente del 3,3%. La strada che il settore deve fare appare comunque ancora lunga: dalla sicurezza sul lavoro fino al consolidamento della competitività sui mercati.