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Pac, Italia e Germania a braccetto

Andrea Zaghi sabato 30 ottobre 2010
Uniti per chiedere all'Europa di non stringere i cordoni della borsa agricola. È uno dei punti fermi dell'alleanza che questa settimana è scattata fra coltivatori italiani e agricoltori tedeschi. Non è certo l'unica e non è certo la prima, ma è il segno indubbio che il "clima" fra le organizzazioni agricole può anche cambiare. Per l'Europa, poi, è certamente un segnale forte che deve essere preso in seria considerazione.
Coldiretti e Deutscher Bauernverband (DBV), hanno trovato un'intesa su larga parte delle questioni che vincolano il futuro della Politica agricola comune (Pac), ma prima di tutto sui soldi. Per dirla in linguaggio corretto, le organizzazioni «richiedono una dotazione finanziaria della Pac allo stesso livello del periodo di finanziamento in essere», oltre che la stessa attuale distribuzione fra gli Stati membri. Secondo le organizzazioni, la futura politica agricola dovrà necessariamente valorizzare il ruolo economico degli agricoltori come produttori di cibo e non di commodities, la produzione di beni pubblici da parte degli stessi che il mercato non remunera, per mantenere una agricoltura sostenibile sotto il profilo sociale e ambientale. Che, detto in altre parole, significa non ridurre i campi a "industrie" del cibo ma riconoscere loro quello che già fanno in buona parte: anche altro oltre che produrre alimenti. Tutto questo non significa non cercare di arrivare ad una agricoltura con elevati livelli di competitività e ad un più forte potere contrattuale agricolo lungo la filiera alimentare.
Ma come raggiungere questi obiettivi? Per Coldiretti e DBV con il sistema degli aiuti diretti, una rete di sicurezza efficace sui mercati, strumenti di assicurazione del reddito e anche attraverso il sostegno della gestione degli agricoltori di filiere territoriali corte, trasparenti e a basso impatto ambientale. E non solo, perché secondo i vertici servono anche criteri di flessibilità che possano premiare i comportamenti virtuosi da parte delle imprese. Si tratta, come si vede, di un insieme di strumenti tradizionali e nuovi gestiti con piglio diverso dal passato. Il problema vero, tuttavia non è questo. Gli agricoltori devono fare i conti con un sistema economico e commerciale sempre più stressato da una congiuntura difficile, dove la finanza detiene ancora un ruolo importante rispetto all'economia reale e in cui spesso le esigenze ambientali cozzano contro istanze di altro genere. In altre parole, la richiesta di non essere equiparati a semplici "produttori di commodieties" è certamente legittima e da sostenere, ma si confronta con meccanismi di mercato e di potere che hanno obiettivi diversi e divergenti. La sfida del futuro della Pac, si giocherà proprio su queste basi. In palio non è solo una certa agricoltura, ma un determinato equilibrio fra produzione alimentare e ambiente, fra agricolture globalizzate e particolari, fra un certo modo di intendere la produzione alimentare e un altro.