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Ordinario, straordinario

Lorenzo Fazzini giovedì 16 maggio 2024
«Il credente è così: un pellegrino con le mani povere e vuote e gli occhi pieni». José Tolentino de Mendonça, cardinale e poeta, ben noto ai lettori di questo quotidiano, immagina così la persona che si affida a Dio. E cosa significa avere «gli occhi pieni» quando un credente, uno scrittore di gran vaglia, visita i luoghi dove Gesù è nato, vissuto, morto e risorto? Eric-Emmanuel Schmitt per un mese è stato pellegrino in Terra Santa. E ha rielaborato quell’esperienza nel suo reportage narrativo La sfida di Gerusalemme (edizioni e/o-Lev), nel quale, con la sensibilità dell’artista e lo sguardo “pieno” del credente, ha raccontato i luoghi santi. Tra le varie perle narrative del testo, ve n’è una di singolare candore. Quella che descrive il suo impatto con il luogo dove ha vissuto Cristo per 30 anni, Nazareth: «Oggi la città di Nazareth si è ingrandita e allargata, ma conserva identico un profumo di ordinarietà. Tra le esalazioni di benzina e gli effluvi unti dei fast food, tra lo scoppiettio dei motorini e i clacson delle macchine, tra la musica leggera internazionale vomitata dalle automobili e il folklore turistico che alimenta i negozi di souvenir, Nazareth è uguale a mille altri luoghi. Ho percorso migliaia di chilometri per trovare la banalità. Ci rimango male? No, ricevo la mia prima lezione: l’unica culla dello straordinario è l’ordinario». © riproduzione riservata