Ora sono un tipo al di sopra della media
La prima volta che mi trovai sbattuto in faccia che, tra le possibili cause del mio disturbo alla mano destra, ci potesse essere il Mnd (acronimo di Moto Neuron Disease, nome "ufficiale" della mia malattia) era l'inizio di luglio del 2016. Mi ero preoccupato perché una sera, a cena con amici, non riuscivo a tenere in mano il coltello, in aggiunta al fatto che da qualche giorno non ero in grado di tenere stretto il gas della moto, così iniziai a fare un po' di esami. Lessi quella definizione a me sconosciuta sul referto di una elettromiografia, e appena uscito dallo studio medico cominciai a cercare cosa volesse dire. Lo trovai, e mi prese un colpo. Ma poi scacciai quel pensiero. Istinto di conservazione. Comunque qualche giorno dopo stavo già al Centro Nemo, dove solo dopo otto mesi, per me sempre più angosciosi, mi diedero la diagnosi.
In poco tempo imparai tutto quel che si sapeva sulla malattia del motoneurone. Montagne di articoli, su giornali e riviste scientifiche, per capire fondamentalmente due cose: che ero spacciato, e che mi restavano da tre a cinque anni di vita. Per questo, ormai doppiato il capo dei cinque anni, posso dire che sono fuori dalla media. Che sia felice di aver raggiunto questo traguardo è tutto un altro discorso. Che preferisco non fare. La cosa che forse potrebbe sembrare più assurda è che in quegli otto mesi, mano a mano che peggioravo e che i sintomi diventavano con sempre maggiore evidenza quelli che più temevo, mi dicevo e dicevo, con ostinazione, che no, non poteva essere. Tutto, ma non la Sla. Proprio alla vigilia di quel 20 marzo avevo cominciato a informarmi, senza dirlo a nessuno, su dove sarebbe stato meglio fare la delicata operazione alla colonna cervicale che, ingannando me stesso, volevo credere che mi avrebbe fatto uscire dall'incubo. Lo stesso incubo che, ormai da cinque anni, sto vivendo.
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