Così come ogni regno in sé diviso è disfatto, così ogni impegno diviso in diversi studi si confonde e si indebolisce.
«Senti chi parla», verrebbe voglia di dire, sapendo che a scrivere questa osservazione è, nei suoi vari appunti, un personaggio come Leonardo da Vinci, che ha praticato le più diverse discipline scientifiche, artistiche e letterarie. Ma lui era un genio e se lo poteva permettere. Per noi, ben più modesti a livello intellettuale, il suo ammonimento è valido nella sostanza. La dispersione degli interessi genera, infatti, superficialità, approssimazione, persino inganno. Si vedono spesso politici discettare di ogni argomento, matematici pontificare di temi teologici, persino sacerdoti infilarsi in tanti programmi di puro vaniloquio, psicologi e sociologi essere convocati sullo scibile e così via.
È, questo, un rischio particolarmente marcato in un mondo della comunicazione molto semplificato ed esasperato nei toni e nella fretta, com'è quello di cui siamo artefici e fruitori. Si parla ormai di tutto e spesso non ci si intende in modo serio di nulla. Detto questo, bisogna però notare anche che l'eccesso di specializzazione, la settorialità estrema, la riduzione dell'arco conoscitivo a un solo campo possono produrre effetti deleteri. Di solito si ride riguardo alla medicina che sa curare in modo perfetto una sindrome ma ignora il contesto, lasciando magari morire il paziente. La tecnica spesso è chiusa e orgogliosa, convinta di risolvere da sola una complessità com'è quella umana che sempre deborda e sfugge. Ecco, allora, la necessità del rigore ma anche il respiro più ampio dell'interrogazione; ecco la fedeltà al proprio campo di lavoro ma anche la capacità di guardare l'orizzonte oltre la siepe.