Oltre l'estetica l'etica del vero dandy: rivoluzionario senza rivoluzione
Per esempio: «1) Il vero dandy ignora gli snob e ha un'idea capricciosa delle classi sociali. 2) I dandy si sentono diversi tanto dai cosiddetti diversi che dai persecutori della diversità. 3) La vita sociale per il dandy ha la fragile e avventurosa incorporeità dei sogni (") 4) Il dandismo non è aristocratico. È una conquista ascetica, un'acquisizione raggiunta per negazione non un privilegio dinastico. Spoglia non veste. Si cancella e non lascia eredi. 5) Il dandy ama l'ordine sociale, detestando però le leggi e i loro tutori. Vivere con indifferenza questa contraddizione fa del dandy un rivoluzionario senza rivoluzione». Per andare avanti come si dovrebbe, dovrei trascrivere fino all'articolo 42 del codice dandystico. Ma a cosa si arriverebbe? Si arriverebbe all'autocancellazione, all'inconsistenza: ultima meta del dandy. Senza dubbio la tradizione del dandy viene più dall'etica antimetafisica e antisistematica greco-romana che da quella giudaico-cristiana. Eppure c'è nel cristianesimo una teologia negativa che rifiuta di definire Dio, origine e meta di tutto. Ma qui mi fermo.