L'olio di oliva italiano vince su tutti i mercati del mondo. Stando alle ultime rilevazioni Istat, infatti, nel 2006 il nostro prodotto dovrebbe veder crescere il fatturato dovuto alle vendite all'estero del 20% circa. In questo modo, l'export complessivo della olivicoltura nazionale dovrebbe sfondare il simbolico muro del miliardo di euro. Si tratta di una notizia importante, che - soprattutto - indica chiaramente come un comparto agricolo come quello dell'olivo, pur fra mille difficoltà, possa validamente contribuire alle sorti economiche dell'intero settore.
Le stime che indicano per il 31 dicembre prossimo addirittura il raggiungimento della soglia di 1,1 miliardi di euro, arrivano dalla Cia - una delle organizzazioni di agricoltori presenti in Italia - che basa i calcoli sul fatto che in settembre sono già stati raggiunti i 760 milioni di euro di vendite all'estero. A spingere in alto i conti dell'olio sarebbero, in particolare, le notevoli vendite negli Stati Uniti e in Canada, ma anche in Cina e Giappone. E a goderne i risultati sarebbero state un po' tutte le grandi regioni specializzate nella coltivazione dell'olivo. Prima fra tutte la Calabria (che in nove mesi ha quadruplicato il valore dell'export, ma anche l'Emilia Romagna (+61,7%), Friuli Venezia Giulia (+50,3%), Toscana (+41,7%) e Lazio (+40,2%). Positivi anche i risultati di Sicilia, Piemonte e Basilicata, che segnano ognuna una crescita di oltre il 30%. Su un aumento del 20% circa si collocherebbero i produttori di Liguria e Campania. In coda, invece, i produttori della Puglia che, anzi, insieme ad altri hanno perso quote di mercato all'estero.
Ma perché questo improvviso successo per l'olio italiano? Per alcuni osservatori del mercato, tutto o quasi sarebbe dovuto al grande lavoro che i produttori hanno svolto in questi ultimi tempi per la valorizzazione dei marchi e dei territori collegati. E, in effetti, Toscana, Lombardia e Umbria - cioè alcune delle regioni che più hanno lavorato su questi aspetti - da sole coprono oltre il 60% dell'intero export. L'olio un po' come il vino, dunque. Un prodotto che si stacca dal mercato indifferenziato per avvicinarsi a quello di chi sceglie con attenzione ogni prodotto. Certo, prima di arrivare ai fasti dei grandi vini ci vorrà ancora del tempo, ma qualcosa si può già scorgere. Basta guardare alle offerte dei ristoranti
che pongono accanto alla Carta dei vini anche quella degli oli. Basta osservare con attenzione il moltiplicarsi delle etichette sugli scaffali anche della grande distribuzione organizzata. Insomma, è indubitabile che l'attenzione al prodotto negli ultimi anni sia cresciuta. Anche se dal punto di vista dei prezzi qualcosa ancora non sembra funzionare perfettamente. Accanto ad etichette di normale pregio a costi sostenuti ma ragionevoli, infatti, è possibile trovare altri oli a prezzi troppo bassi e altri ancora a prezzi esorbitanti. Tutti, naturalmente, con le stesse caratteristiche almeno in apparenza, a partire dalla materia prima.