«Oggi tutto è trasformato in arma...» Un grande rischio. L’Ue batta un colpo
Venendo ai nostri giorni, la globalizzazione, mettendo in relazione le economie e le società con una forte interdipendenza reciproca, fa crescere le occasioni di porre in atto ricatti da parte di chi ha progetti imperialistici o anche più modesti obiettivi di arricchimento. Lo si vede sull’energia e, purtroppo, anche sui flussi di migranti. Un’“arma” usata tragicamente dalla Bielorussia come dalla Libia (“Avvenire” è sempre stato in prima linea nel denunciare questi crimini). Oggi vediamo e raccontiamo con raccapriccio la “militarizzazione” (potremmo tradurre così weaponisation) anche dell’elettronica di consumo, perché a tale categoria appartengono i cercapersone fatti esplodere in Libano (da noi li usano ancora i medici negli ospedali). Strumenti civili che vengono trasformati in subdoli mezzi di guerra, come ho avuto già modo di scrivere a caldo. In questo modo, si mina la fiducia in apparati ormai parte integrante della nostra vita, che dovrebbero essere protetti dalle regole del diritto umanitario che distinguono tra combattenti e non combattenti, come già avviene per abitazioni e infrastrutture. La sua conclusione, caro Baldocchi, è negativa sulla capacità dell’Unione europea di uscire da questa logica, con una conseguente perdita di democrazia. Non sono d’accordo. Rilevare un fenomeno non significa approvarlo. La Ue dovrebbe, questo sì, essere più incisiva nei teatri di scontro ai suoi confini, sostenendo il diritto di difendersi degli aggrediti ma anche mettendo in campo iniziative diplomatiche per provare a fermare conflitti infiniti. Si tratta dell’auspicio e dell’invito che dobbiamo rivolgere in modo pressante in questo inizio di legislatura europea. Un momento propizio che non possiamo sprecare. © riproduzione riservata