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Isidoro di Siviglia. Occhi al cielo, cuore e mani al centro del mondo

Matteo Liut venerdì 4 aprile 2025
 Occhi al cielo, cuore e mani al centro del mondo
Alla ricerca dei raggi di Infinito, dei segni di un Dio che s’incarna nella storia per portarci nel suo cuore. Ma anche pienamente presenti nella storia del mondo per guidarla, darle forma, animarla. È così che i cristiani sono chiamati a dare forma alla loro esperienza di fede. E questo dialogo tra due poli lontani ma vicinissimi si coglie chiaramente nel profilo di sant’Isidoro di Siviglia, l’ultimo dei padri latini, vescovo e dottore della Chiesa. Nato attorno al 560, nel 599 fu chiamato a succedere al fratello Leandro nella guida della comunità di Siviglia. Le sue opere, in particolare le «Etimologie», divennero testi fondamentali per gli studiosi lungo tutto il Medioevo. Dedicandogli una catechesi nel 2008 Benedetto XVI ricordò che Isidoro visse un’intensa dialettica interiore tra «desiderio di solitudine ed esigenze della carità verso i fratelli». Ma questo vescovo santo spese anche molte energie a rileggere l’eredità degli antichi alla luce della fede cristiana. Non solo: s’impegnò per curare la formazione del clero, fondando un collegio ecclesiastico che di fatto un “prototipo” dei futuri seminari. Amico di papa Gregorio Magno, presiedette il Concilio di Toledo del 633 e morì nel 636. La sua sapienza, unità a profonda umiltà, gli meritarono il titolo di «doctor egregius». Altri santi. San Platone, abate (VIII-IX sec.); san Benedetto il Moro, religioso (1526-1589). Letture. Romano. Sap 2,1.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30. Ambrosiano. Aliturgico. Bizantino. Gen 22,1-18; Pr 17,17-18,5. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata