Nuovi poveri? Offrire pesce e canna da pesca
Tutto, o quasi, ruota intorno al lavoro e alla formazione. La perdita del posto, l'incapacità o l'impossibilità di riqualificarsi, la precarietà estrema del lavoro sono nella grandissima parte dei casi le ragioni più profonde dell'emarginazione. E anche di quella "rabbia a prescindere", che porta verso una protesta sociale e politica che è sempre più difficile incanalare in forme di partecipazione.
In questo scenario – come hanno ricordato di recente le 35 associazioni firmatarie della "Alleanza contro la Povertà in Italia", tra cui Acli e Caritas – l'Italia è rimasto l'unico Paese europeo nel quale lo Stato non fornisce alcun aiuto alle persone in povertà assoluta. È un vuoto che dev'essere colmato al più presto, dando molta più velocità alle risposte della politica. Per farlo la legge delega contro la povertà – in discussione in Senato – andrebbe trasformata in un provvedimento subito attuativo, come questo giornale chiede da settimane e come ha dichiarato la stessa relatrice Annamaria Parente. L'obiettivo è introdurre rapidamente in Italia un reddito d'inclusione sociale, da congegnare però non come semplice sostegno economico ma soprattutto come strumento per trovare un lavoro. Perché per battere la fame, subito dopo avergli offerto un pesce da mangiare, è necessario dotare l'affamato della canna da pesca.
@FFDelzio