Nuove risorse per l'olivicoltura
Lazio, Umbria e Toscana.
Se per l'olio di oliva italiano qualcosa si muove, per il resto dell'agroalimentare del Paese la situazione sembra peggiorare di giorno in giorno. Basta guardare agli ultimi dati della Coldiretti. A settembre, i prezzi alla produzione dei prodotti agricoli si sono ridotti di un ulteriore 6,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre quelli al consumo dei prodotti alimentari e bevande sono cresciuti del 5,8%. Certo, dietro ai dati generali si nascondono situazioni differenziate. Vini e frutta, per esempio, hanno visto crescere le loro quotazioni rispettivamente dell'1,7 e del 3%. Contemporaneamente, tuttavia, gli ortaggi hanno subito un tracollo del 30% circa e i cereali quasi del 20%. Tutto mentre al consumo i prezzi sembrano aver imboccato una strada al rialzo quasi senza ritorno; con esempi che ormai sono quasi entrati nel "vissuto" quotidiano dei consumatori e degli analisti del settore, come quello del latte il cui prezzo dalla stalla alle tavole si moltiplica del 241%. Intanto, naturalmente, la forbice fra costo di produzione e remunerazione del prodotto si sta allargando ancora. Sempre secondo la Coldiretti, l'incremento medio dei costi nelle campagne è stato del 10% con aumenti record proprio per la coltivazione dei cereali come il grano, dovuti soprattutto ai concimi necessari per fertilizzare il terreno, per i quali si è verificato un aumento del 56%, e alle spese energetiche, con un aumento medio del 13%.
La vicenda dell'olio di oliva probabilmente non è esattamente replicabile sugli altri comparti agricoli, ma qualcosa deve pur indicare: cooperazione e associazionismo avveduti possono fornire strumenti utili per tentare di superare la crisi.