«Uno dei clan ci ha fatto entrare». Così il giornalista spagnolo David Beriain spiega come sia riuscito a intervistare e persino seguire nelle loro azioni alcuni esponenti di spicco della 'ndrangheta tra cui un boss latitante. A essere sinceri ci sfugge il perché uomini della malavita organizzata abbiano accettato (sia pure mimetizzati sotto passamontagna, occhiali scuri e guanti) di farsi riprendere dalle telecamere. Sicuramente il merito è del reporter spagnolo, considerato tra i più autorevoli giornalisti d'inchiesta europei, che da anni indaga sui meccanismi dei più grandi cartelli del narcotraffico mondiale, che ha girato per mesi in Italia con la sua troupe, spesso sotto copertura, e che ora, con una serie in tre puntate dal titolo Clandestino - Mafie italiane, in onda il lunedì alle 21,25 su Nove, porta alla luce un fenomeno che sta modificando strategie e territori d'azione. La prima puntata, lunedì scorso, era ad esempio incentrata sulla 'ndrangheta e sul suo attuale radicamento in Lombardia perché, come dice il capo clan stesso, «c'è il denaro che non c'è in Calabria, ci sono meno controlli, porti tutto in Svizzera senza problemi». E uno dei suoi spiega che la loro attività si limita al narcotraffico al solo scopo di fare soldi perché «il potere si compra con il denaro», anche se una parte va comunque alla «casa madre in Calabria». Beriain registra persino il giuramento di un nuovo affiliato con tanto di santino di San Michele Arcangelo, definito «braccio armato di Dio» e «angelo punitore», spiegando che nella 'ndrangheta «solo il morto non parla». Per il resto «famiglia e fedeltà». Il conduttore ribadisce che «non potremo mai dire chi ci ha messo in contatto con loro». Resta però strano che possa entrare in una casa della periferia di Milano dove la droga viene preparata per essere immessa sul mercato e possa addirittura partecipare alla consegna in Sicilia di una partita con la quale la 'ndrangheta rifornisce Cosa nostra. Insomma, se è tutto vero, tanto di cappello per questo reportage, prodotto da 93 Metros per Discovery networks international, che fa capire come in Lombardia l'organizzazione malavitosa calabrese stia diventando una “banca” con intenti imprenditoriali.