Nord e Sud divise sull'acqua: "Irrigants d'Europe" fa prove di mediazione
Partenza tecnica, dunque, con prospettive politiche. E non si tratta di una cosa da poco visto che, in attesa delle adesioni da Grecia, Malta e Cipro, ad oggi fanno parte di Irrigants d'Europe le strutture consortili più importanti: l'Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) per l'Italia, Fenareg (per il Portogallo), Fenacore (spagnola), Irrigants de France (Francia). Queste associazioni complessivamente gestiscono l'irrigazione su 7 milioni e 700mila ettari (il 75% della realtà irrigua europea) e quindi su buona parte della potenzialità produttiva agroalimentare dell'Ue.
In questo ambito, la prima proposta operativa è arrivata dagli italiani. Creare un tavolo tecnico europeo per affrontare concretamente e in modo coordinato il tema dell'acqua e dei suoi usi. Il tavolo, ha spiegato Francesco Vincenzi, presidente di Anbi, dovrebbe essere «composto da europarlamentari sensibili ai temi agricoli e occuparsi di affrontare lo sviluppo di politiche per la lotta al cambiamento climatico, combinandole efficacemente con la revisione delle principali direttive, che influenzano la politica agricola dei Paesi del Mediterraneo, vale a dire la Direttiva quadro acque del 2000 e quella del 2007 relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni». Detto in altre parole, serve dare più spazio alle esigenze del Sud Europa e quindi considerare di più le differenze fra Nord e Sud del Continente.
Sud contro Nord, dunque? Non è ancora detto. Ma l'acqua è sempre di più un bene troppo prezioso per tutti.