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Non tutti i muri che crollano sono una conquista

Pier Giorgio Liverani domenica 3 luglio 2016
Tutti i quotidiani mercoledì scorso (29 giugno) commentano severamente lo stupro compiuto su una ragazza, nel Salernitano, da cinque coetanei. Tutti gridano basta stupri, ma ben pochi si avvicinano al centro del "perché accadono" anche tra giovanissimi e magari tra compagni di scuola. Quasi tutti restano schierati, più o meno, sulla linea presuntuosa e imbelle della liberalizzazione (leggi: licenza) del sesso: come se non bastasse il sessismo spinto delle tv anche di Stato, dei film, dei romanzi, del parlare comune che suggeriscono ai più giovani quanto il sesso sia bello, facile, lecito, possibile e anche questo un diritto (di possedere una donna). Il Giorno ricorda «i tempi belli dei film di Tinto Brass prima di passare dall'erotico al porno» e sentenzia darwinianamente che «ogni muro che cade è una conquista verso l'evoluzione» e che, per le ragazze, «quel male immenso [lo stupro] è, intenso, inutile e stupido, le rende donne in un istante»: una conquista davvero? Conclusione scherzosa: «L'Italia è il porno delle nebbie». Il Manifesto è severo: «Lo stupro non è una ragazzata» ed è colpa anche dei genitori, che «non possono accettare che "quelli" sono proprio i loro figli» e in fondo pensano che lo stupro rientra – scrive – nei «diritti (in)civili». Finalmente Il Mattino ricorda «l'invettiva di Umberto Eco sugli effetti di emulazione negativa amplificati dalla Rete, che induce soprattutto i portatori di bassi umori "di pancia" ad autocaricarsi e rafforzarsi a vicenda»; ormai «hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli». Qualifica da applicarsi anche ai parenti quasi sempre giustificazionisti: «Avete visto come quella si concia e come se ne va in giro?». L'interrogativo, purtroppo, è ancora abbastanza diffuso. Ma nulla giustifica la violenza, mai.BAMBINI1 - A Trapani l'unico medico non obiettore dell'ospedale Sant'Antonio Abate e disposto a praticare gli aborti è andato in pensione e l'ospedale più vicino è a un'ora di automobile di distanza, cosicché in quella zona della Sicilia non è possibile far abortire le donne. Per denunciare «il loro aggravato disagio» – scrive Il Messaggero – sono intervenuti anche alcuni sindacati, ai quali forse dei bambini non importa niente perché non prendono la tessera. Ci si aspettava, però, che il giornale notasse che, nel frattempo, molti bambini potranno nascere.2 - Sulla Stampa (24 giugno) «due mamme arcobaleno» della medesima figlia, Laura, raccontano come hanno ottenuto dalla Cassazione la regolarizzazione del suo acquisto da un utero affittato all'uopo. Delle due la madre adottiva spiega, orgogliosa, che la bambina (ormai 7 anni) «ha capito tutto». E lo documenta: «Laura mi ha regalato un portafogli. La commessa ha chiesto "È per vostra madre?". La bambina ha risposto: «Ma no, è per sua moglie!». La prova che non aveva capito niente.