Non ripudiamo il sogno di Dio
del Tempo Ordinario
Anno B
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione (Dio) li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». (...)
Una domanda trabocchetto: è lecito o no a un marito ripudiare la moglie? I farisei conoscono bene la legge di Mosè; sanno però che esiste un conflitto tra norma e vita, e molto dolore tra le donne ripudiate, e mettono alla prova Gesù in questa strettoia tra la regola e la vita, tra il sabato e l'uomo: starà con la legge o con la persona?
Gesù risponde rilanciando in alto, ci porta subito oltre lecito e illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come esecuzione di ordini, come obbedienza a norme. Ci porta a respirare un sogno, l'aria degli inizi: in principio, prima della durezza del cuore, non fu così; a respirare con il respiro di Dio, che non può essere ridotto a norma, e che riparte da parole folgoranti: non è bene che l'uomo sia solo! Nel regno della bellezza e della gratuità, nel cuore dell'Eden, Dio scopre un non-bene, una mancanza che precede la colpa originale, un male più antico del peccato: la solitudine, il primo nemico della vita.
«Neanche Dio può stare solo» (Turoldo). Dio è contro la solitudine, è in se stesso relazione, estasi, esodo, comunione. In principio, il legame. Costitutivo della vita stessa di Dio, Trinità.
A Lui interessa che nessuno sia soffocato dalle spire della solitudine: «gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». «Aiuto» è parola bellissima che riempie i salmi, che deborda dalle profezie, gridata nel pericolo, invocata nel pianto, molto più di un supplemento di forza o di speranza, indica una salvezza possibile e vicina. Eva e Adamo sono l'uno per l'altro «aiuto simile», salvezza che cammina a fianco, una carne sola.
In principio, prima della durezza del cuore, era così. L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
Non contaminare il sogno di Dio, ecco l'imperativo. Ma questo non avviene a causa di una sanzione giuridica che ratifica la fine di un patto nuziale, ma accade a monte, per cento eventi, per quei comportamenti che producono l'indurimento del cuore e non sanno mantenere vivo l'amore: l'infedeltà, la mancanza di rispetto, l'offesa alla dignità, l'essere l'uno per l'altro non causa di vita ma di morte quotidiana...
Un matrimonio che non si divide non è una norma difficile da osservare, è «vangelo», lieta notizia che l'amore è possibile, che può durare oltre, che il cuore tenero è capace di un sogno che non svanisce all'alba, e che è secondo il cuore di Dio, Lui il «molto-tenero»...
(Letture: Genesi 2,18-24; Salmo 127; Ebrei 2,9-11; Marco 10,2-16)