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Non fare il tingo, piuttosto rompiti una gamba...

Cesare Cavalleri mercoledì 7 dicembre 2016

Ogni lingua è caratterizzata dalle frasi idiomatiche che ne costituiscono la cifra, per la disperazione dei traduttori. Per esempio, l'inglese «To rain cats and dogs» significa piovere a dirotto, «piovere a catinelle», ma le due blande espressioni italiane non rendono appieno gli scrosci e il fragore di un temporale con disordinate raffiche di vento, come la zuffa tra gatti e cani che suona agli orecchi britannici.
Ci sono anche parole che non rimandano soltanto a una cosa, ma sintetizzano situazioni, sentimenti, visioni che in altre lingue richiederebbero una circonlocuzione. Qualche anno fa è stato pubblicato in Gran Bretagna The meaning of tingo («Il significato di tingo»), eccellente dizionario di espressioni intraducibili appunto come tingo, parola che nell'Isola di Pasqua esprime il modo di «prendere in prestito cose dalla casa di un amico, a una a una, sino a quando non gli resta niente». Per esprimere l'abitudine a dire cose imbarazzanti, in indonesiano basta una parola: Latah. Andare fuori a vedere se la persona attesa arriva, in siberiano è Iktsuarpok, e una ragazza che sembra bella vista da dietro, ma non lo è vista davanti, è liquidata dai giapponesi con Bakku-shan.
Marcos y Marcos, che aveva già pubblicato Lost in translation di Ella Frances Sanders, mette ora a disposizione dei lettori italiani, della stessa autrice, Tagliare le nuvole col naso, 52 proverbi o modi di dire in quasi altrettante lingue (pp. 120, euro 16), stupefacente campionario di fantasia linguistica. Ogni locuzione è elegantemente spiegata – applausi alla traduttrice Ilaria Piperno – e illustrata dalla stessa Sanders con disegni eleganti, ironici e inattesi.
Qualche esempio. Di un vento davvero impetuoso, in danese si dice che «spezza in due un pellicano», espressione appropriata se si pensa che in Danimarca in certi giorni le folate di vento arrivano a produrre il 140% del fabbisogno di elettricità, e il «pellicano crespo», che vive in Danimarca, è molto pesante, con un'apertura alare di oltre tre metri e mezzo.
In tibetano, dare una risposta che non c'entra con la domanda, si dice con eleganza cromatica «dare una risposta verde a una domanda blu». Splendido, in cinese mandarino, «cavallo cavallo, tigre tigre», che sta per «così così, né bene né male, mediocre». Deriva dal racconto di un pittore che dipinse un cavallo a metà e una tigre a metà: nessuno comprò il dipinto o lo apprezzò particolarmente, dato che non vi era rappresentato né l'uno né l'altro animale. Noi diremmo «né carne né pesce».
Non si finirebbe di citare. Se un maltese dice «L'occhio mi ha fatto compagnia», sta semplicemente dicendo di essersi addormentato; e l'espressione italiana «In bocca al lupo» è resa apotropaicamente in inglese con Break a leg, («Rompiti una gamba»).
Il titolo del libro, Tagliare le nuvole col naso, viene dal serbo, ed è spiegato così: «Se tagliate le nuvole col naso allora siete tronfi, compiaciuti, addirittura vanitosi. L'idea è dunque che A) ve ne andiate in giro con il naso all'insù e B) abbiate un'opinione talmente elevata di voi stessi da essere arrivati all'altezza delle nuvole». E la Sanders continua: «È bizzarro e meraviglioso allo stesso tempo accostarsi alle espressioni idiomatiche di altre lingue, e il serbo ne ha di bellissime, per esempio "Non sono caduto da un pero", l'equivalente di "Non sono nato ieri", o "Quando l'uva cresce sui salici", che corrisponde all'espressione inglese When pigs fly ("quando volano i maiali").
Insomma, un libro intelligentissimo e divertente, ideale per i regali natalizi, che fa riflettere su come i pensieri si traducono in parole e anche su come dalle parole nascono i pensieri. Del resto Gabriele D'Annunzio traeva ispirazione sfogliando il dizionario.