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Non di comunicati vivono i movimenti

Salvatore Mazza sabato 24 aprile 2021
Che si viva in un'epoca dominata dalle parole non è una novità, l'abbiamo già detto molte volte. La politica è ridotta a un profluvio di dichiarazioni elevate al rango di notizie, salvo essere presto smentite. Ma non fa niente, l'importante è apparire, essere citati, finire in un'inquadratura, insomma esserci. Ed è così con tutto, nell'economia, nella cronaca, perfino nelle cose ecclesiali, dove montante è il fenomeno di gruppi che si attrezzano con uffici stampa super efficienti, capaci di sfornare comunicati a getto continuo, quasi che la loro esistenza dipenda non dallo Spirito, ma dalla visibilità che hanno sui media. L'ha ricordato Francesco in un'udienza generale, sottolineando come «tutto nella Chiesa nasce nella preghiera, e tutto cresce grazie alla preghiera», e «quando il Nemico, il Maligno, vuole combattere la Chiesa, lo fa prima di tutto cercando di prosciugare le sue fonti, impedendole di pregare. Per esempio, lo vediamo in certi gruppi che si mettono d'accordo per portare avanti riforme ecclesiali, cambiamenti nella vita della Chiesa, tutto organizzazione, i media che informano... ma la preghiera non si vede, non si prega: dobbiamo cambiare questo, prendere questa decisione un po' forte... è interessante la proposta, ma solo con discussione, solo i media? Dov'è la preghiera? La preghiera è quella che apre allo Spirito santo che è quello che ispira per andare avanti». Per Papa Bergoglio, infatti, «i cambiamenti nella Chiesa senza preghiera non sono cambiamenti di Chiesa, sono cambiamenti di gruppo. E quando il maligno vuole combattere la Chiesa, lo fa prima di tutto cercando di prosciugare le sue fonti (...). Se cessa la preghiera, per un po' sembra che tutto possa andare avanti come sempre, ma dopo poco tempo la Chiesa si accorge di essere diventata come un involucro vuoto, di aver smarrito l'asse portante, di non possedere più la sorgente del calore e dell'amore». Francesco ha quindi citato il passo del Vangelo di Luca in cui «Gesù pone una domanda drammatica, che sempre ci fa riflettere: "Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". O troverà soltanto organizzazioni, come un gruppo di imprenditori della fede, tutti organizzati bene che fanno beneficenze e tante cose, o troverà fede? Questa domanda sta alla fine di una parabola che mostra la necessità di pregare con perseveranza, senza stancarsi. Dunque, possiamo concludere che la lampada della fede sarà sempre accesa sulla terra finché ci sarà l'olio della preghiera. È quello che porta avanti la fede e porta avanti la nostra povera vita debole peccatrice, ma la preghiera te la porta avanti con sicurezza. È una domanda che noi cristiani dobbiamo farci: prego? Preghiamo? Come prego? Come pappagalli o col cuore? Come prego? Sicuro che sono nella Chiesa e prego con la Chiesa o prego un po' secondo le mie idee e faccio che le mie idee divengano preghiera? Questa è una preghiera pagana, non cristiana».
Per questo, allora, un compito «essenziale» della Chiesa è di «pregare ed educare a pregare. Trasmettere di generazione in generazione la lampada della fede, che illumina, sistema le cose, ma solo può andare avanti con l'olio della preghiera. Altrimenti si spegne. Senza la luce di questa lampada, non potremmo vedere la strada per evangelizzare anzi non potremo vedere la strada per credere bene; non potremmo vedere i volti dei fratelli da avvicinare e da servire; non potremmo illuminare la stanza dove incontrarci in comunità... Senza la fede, tutto crolla; e senza la preghiera, la fede si spegne. Fede e preghiera insieme, non c'è un'altra via». E noi, noi come preghiamo?