Il Giubileo che oggi si conclude è stato sottoposto da vari giornali a una valutazione: qualcuno l'ha capito e accolto come una grande occasione di crescita nella fede e di godere della divina Misericordia. Qualcun altro, abituato a misurare ogni evento, anche religioso, con il metro del business e, sperando che la Misericordia potesse essere usata come strumento per «la manutenzione cittadina e per dare una sistemata alla Capitale», l'ha scambiato come un'ottima occasione per fare affari. Sono rimasti delusi: «Un'occasione per la manutenzione cittadina gettata al vento», ha scritto Il Fatto Quotidiano (lunedì 14), che ha così completata la sua analisi: «Chiese vuote città al palo. È il Giubileo fantasma. Occasione persa, molti dei cantieri non sono ancora finiti o mai partiti». Ed ecco il giudizio della Federalberghi romana: «È come se il giubileo non ci fosse mai stato». Il Tempo ha pubblicato un resoconto settimanale a puntate quotidiane. Lunedì: «Ecco tutti i flop dell'Anno Santo e la Capitale sta peggio di prima». Martedì: «Il commercio piange e il vu' cumprà se la ride», eccetera. Libero: «Delusione per i numeri dell'Anno Santo». La Repubblica (lunedì): «Addio al Giubileo low cost [basso costo], venti milioni di pellegrini, ma il business non c'è stato. Turisti invisibili». E Il Foglio (martedì): «È tutto un far di conto, nonché un piagnucolare capitolino su quanto l'Anno Santo sia stato un flop». Che dire? Il primo commento è che il Giubileo non può essere ridotto a un numero e ciò nemmeno se il conto comprendesse tutti i pellegrini che in tutto il mondo hanno attraversato la porta della Misericordia nella propria diocesi (e i carcerati nella propria cella!). Tanto meno lo si può fare sulle camere d'albergo occupate dai penitenti. Non potrà essere una prova di “successo” neppure la somma che si farà quando in Vaticano saranno arrivati i resoconti da tutto il mondo. Ma la mania dei numeri si scontra con i criteri dell'infinitudine, è come una sclerosi della fede e le coscienze nessuno può contarle, se non Dio.
GLI ULTIMI «A PATTO»
Il Giornale, quotidiano milanese, sta cercando di insegnare al Papa il suo mestiere. L'altra domenica gli ha fatto notare che «nella sua visione del mondo non sembra esserci alcun riconoscimento della proprietà», senza la quale «non c'è alcun vero rispetto dell'altro». Venerdì scorso, annunciando la sua visita a Milano e Monza ha colto l'occasione: siccome Francesco s'incontrerà anche con gli immigrati, i Rom e gli “abusivi” delle case popolari, il Giornale lo ha messo alle strette: «Giusto che il Papa vada dagli ultimi, ma a patto che dica chiaro che occupare le case è illegale. Così come ai Rom che rubare e mandare i figli a prostituirsi non va bene. E agli islamici che il terrorismo è un crimine contro l'umanità». Quando la prossima lezione?