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NON C'ERA, E ORA C'È

Marina Corradi venerdì 1 febbraio 2013
Milano, 1995 -È il Ferragosto di una caldissima estate. Milano sembra abbandonata. Anche la maternità di questa clinica è vuota. Il nostro secondo figlio è il solo, pare, a nascere qui, stamane. Tutto è andato bene. «Riposi, adesso», mi ingiunge una infermiera, e cala le tapparelle sul sole abbagliante.Ma non sono stanca. Irrequieta, invece; l'ho visto solo un attimo, il bambino. Cautamente mi alzo e vado alla nursery. Dietro alla vetrata, nelle culle un solo neonato, lui. Incollo il naso al vetro come da piccola, davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli. Quanti capelli ha. E il naso? Non lo vedo bene da qui, il naso. E, somiglia a mio marito, o invece a mio padre? E sono lì che discuto fra me, quando arriva una signora anziana con un bambino sui sei anni, forse il nipote, per mano.Guarda, dice la signora al bambino, com'è piccolo, quello: deve essere proprio appena nato. Guarda le mani: sembra una bambola. Poi, dopo un istante di silenzio: «Però, ci pensi? Quello — e indica mio figlio — nove mesi fa non c'era, e ora c'è. Che mistero».Questa frase mi attraversa. E io che guardavo i capelli, e il naso. Ma: nove mesi fa nulla di lui esisteva, e ora è un uomo. Sbalorditivo. E evidente. Sono ancora grata a quella sconosciuta: «Nove mesi fa non c'era, e ora c'è».