Non abbiate paura della felicità: ecco ciò che la scuola dovrebbe insegnare
Nel numero 5 della rivista Vita e pensiero leggo su questo tema tre interventi di Michele Lenoci, Salvatore Natoli e Fulvio Scaparro, i primi due docenti di filosofia, il terzo psicoterapeuta. Ci si rende subito conto che la felicità è un problema morale, psicologico, filosofico, sociale, estetico, politico, religioso assolutamente centrale. Ma soprattutto un problema censurato. Lenoci apre citando una canzone di alcuni anni fa: «A scuola i professori non ci chiedevano mai se eravamo felici» e osserva che nel pensiero del '900 si è parlato troppo poco di felicità, mentre dagli Stoici agli Epicurei, da Sant'Agostino a Kierkegaard, da San Tommaso a Marx e Nietzsche le idee di realizzazione di sé, di autenticità e di società giusta avevano come scopo la felicità. I tre interventi potrebbero essere lungamente discussi. Natoli associa la felicità alla capacità di portare a compimento e di cogliere il presente. Scaparro cita Leonardo e la gioia di percepire il passaggio fra luce e buio, quiete e angoscia. Io mi limito a dire che ogni giorno di scuola dovrebbe produrre almeno un momento di felicità. Chiedersi come è il principio di ogni cultura.