Il tema. «No a Malpensa - Silvio Berlusconi». Figura divisiva. Pensiamoci un po’
L'aeroporto lombardo di Malpensa
Caro Avvenire,
una delle esperienze della mia lunga vita è stata quella di ufficiale degli alpini, e noi alpini non siamo un popolo di furbi. Un ministro della Repubblica, in questi giorni, ha dichiarato la sua intenzione di dedicare l'aeroporto di Malpensa a una persona che è stata protagonista della politica (a mio modesto avviso) più nel male che nel bene. Io sono per il perdono, fa parte della mia educazione, sia familiare sia religiosa. Non porterò mai rancore per un falso profeta ma, per favore, non glorifichiamolo dedicandogli un aeroporto.
Gaetano Paolo Agnini, Desenzano del Garda (Bs)
Caro Agnini, lei mi porta su un terreno minato. Ogni passo in una direzione o nell’altra non farà scoppiare un ordigno (siamo pacifici), ma giungere in redazione una lettera di un ammiratore o di un denigratore di Silvio Berlusconi (ci sono entrambi tra i lettori del nostro giornale). Devo, comunque, essere coraggioso e non temere di manifestare le mie motivate opinioni. Il Cavaliere è stato presidente del Consiglio per quattro mandati, totalizzando 3.339 giorni a Palazzo Chigi, di gran lunga il più longevo capo del governo della Repubblica. Ha fondato un partito che è stato protagonista per 30 anni della scena politica nazionale. È stato un imprenditore di successo nel campo dei media (dove ha creato un polo televisivo privato che ha rotto il monopolio Rai) e dello sport (il suo Milan ha vinto moltissimo a livello italiano e internazionale). Per farlo considerare un candidato plausibile alla intitolazione di una infrastruttura importante basterebbe questo, senza contare il fatto che ha rappresentato una figura popolare e assai presente nella vita del Paese (dalla tv al cinema, dalla satira alla letteratura e al calcio). E fin qui sono soddisfatti coloro che non hanno obiezioni alla scelta del ministro (amico e alleato, con qualche intermittenza) Matteo Salvini.
C’è un “però” da introdurre a questo punto. Non ricorrerò ai libri di Marco Travaglio o alle ricostruzioni almeno un po’ viziate dei suoi avversari in Parlamento (che pure tutti hanno qualche merito), mi limito alla piuttosto neutra voce di Wikipedia, la quale elenca, sotto il paragrafo “controversie”, 21 temi che hanno portato l’uomo di Arcore a essere criticato, messo al centro delle polemiche, biasimato e reso oggetto di sospetti e censure. Non stiamo parlando delle inchieste giudiziarie, che costituiscono un capitolo a parte. Qui si sono alzati per applaudire gli anti-berlusconiani, che vogliono anche sentirsi dire che una condanna è passata in giudicato nel cosiddetto processo Mediaset, con un pena di 4 anni e la conseguente decadenza da senatore per la legge Severino. Ora l’ideale contesa prosegue con i fan di Silvio che ricordano le dozzine di procedimenti giudiziari avviati e mai giunti a un termine che non fosse l’assoluzione. Controreplica dall’altro fronte: molti si sono estinti per prescrizione e alla sua morte, il 12 giugno dell’anno scorso, quattro di non poco conto erano ancora aperti.
A questo punto, a qualcuno verrà in mente un breve video tratto da una trasmissione di attualità australiana del 2011, in cui il conduttore in studio chiede al giornalista in Italia: “What’s Bunga Bunga party?” e poi entrambi scoppiano a ridere. Vergogna, si ribatte, il tutto nacque da un’intercettazione che portò a un’incriminazione poi sfociata in nulla di fatto per verdetto della Cassazione. A Londra, tuttavia, c’è ancora un locale che si chiama Bunga Bunga e offre “un’esperienza nella pizza italiana”…
Insomma, non è un po’ troppo presto scrivere nel marmo del secondo scalo aereo italiano il nome di una personalità che così tanto divide ancora gli italiani e che, di chiunque sia la colpa, anche all’estero non è accompagnato dalla fama univoca di grande statista? Se devo assumere una posizione, con cautela (viste le lettere che saranno già in partenza), alla fine suggerirei di prenderci cinque anni. I grandi del passato non temono il tempo, anzi. Secondo il modo in cui si depositerà la polvere delle controversie attuali, la scelta, qualunque sia, risulterà più ponderata e serena.