Non c’è esercito o arma al mondo, in grado di espugnare la parte più profonda di ogni essere umano: la sua coscienza, il luogo dove è custodito ciò in cui crede. E fu proprio per difendere questo baluardo intoccabile che sant’Alessandro di Bergamo diede la vita, divenendo testimone di coraggio e determinazione nel segno del Vangelo. Il patrono di Bergamo visse tra il III e il IV secolo ed era alla guida di una centuria della legione tebea, che, dopo aver operato in Oriente, venne inviata in Occidente per contenere gli attacchi di Quadi e Marcomanni sotto il comando del generale Massimiano. Nel 285 quest’ultimo ricevette il titolo di Caesar e poi di Augustus, così, in qualità di responsabile della parte occidentale dell’Impero, s’impegnò nella difesa dei confini e nel controllo delle ribellioni dei Bagaudi. Per questo, tra Colonia e il versante settentrionale delle Alpi, impegnò la legione tebea (o tebana), che secondo la tradizione era composta per la maggioranza da cristiani egiziani. Giunti nel Vallese, però, ai soldati venne ordinato di catturare e perseguitare i cristiani del posto: al rifiuto da parte dei militari ci furono due decimazioni e poi si decise di sterminare tutti i 6.600 uomini che componevano la legione. Pochi riuscirono a fuggire: Alessandro arrivò a Milano, dove fu però catturato. Grazie a san Fedele scappò a Como, dove però fu nuovamente preso. Ancora una volta riuscì a fuggire arrivando a Bergamo, ospite del principe Crotacio. Decise quindi di dedicarsi alla predicazione, convertendo numerosi bergamaschi, ma nel 303 fu scoperto, incarcerato e condannato: morì martire, decapitato, il 26 agosto a Bergamo, dove ora sorge la chiesa di Sant’Alessandro in Colonna.
Altri santi. Madonna di Czestochowa; beata Maria di Gesù Crocifisso (Mariam Baouardy), carmelitana (1846-1878).
Letture. Romano. Rt 2,1-3.8-11;4,13-17; Sal 127; Mt 23,1-12.
Ambrosiano. Dt 5, 23-33; Sal 95 (96); Eb 12, 12-15a; Gv 12, 44-50.
Bizantino. 1Cor 2,6-9; Mt 22,15-22.
t.me/santoavvenire