Gli italiani quest’anno spenderanno nelle cene e nei pranzi per le feste più degli anni passati. L’indicazione arriva pressoché da tutte le analisi della situazione, ma non deve trarre in inganno: la crisi morde quasi ovunque. E non solo, perché sempre di più quello che si celebrerà tra poche ore sarà il Natale delle differenze. A far di conto sulle spese natalizie a tavola sono in molti. Il Centro studi di Confcooperative, per esempio, indica che per il solo cenone di Natale gli italiani stanno spedendo 2,9 miliardi: 400 milioni in più dello scorso anno, 200 in più rispetto al Natale pre Covid. Occorre però subito fare attenzione: buona parte della spesa è determinata non dai maggiori consumi in quantità, ma dagli aumenti generalizzati dei prezzi. Ancora Confcooperative spiega come «le retribuzioni siano state erose dall’andamento inflattivo che è stato alto tutto l’anno e che è costato 100 miliardi di potere d’acquisto». Eppure, di fronte alla necessità comunque di fare bene i conti della spesa, gli italiani pare non abbiano rinunciato al buon mangiare e bere, così come a qualche ora di svago per dimenticare i problemi attuali e quelli futuri. Coldiretti a questo proposito precisa: «Gli italiani quest’anno tornano a spendere per il Natale a tavola con una media di 115 euro a famiglia, il 10% in più rispetto alle feste del 2022. Il calo dell’inflazione, per lunghi mesi spauracchio delle famiglie, ha avuto effetti positivi – sottolineano i coltivatori – anche sulle scelte dei pasti natalizi». Detto in numeri, secondo l’indagine Coldiretti/Ixé il 31% degli italiani spenderà tra 50 a 100 euro, mentre un altro 29% si spingerà fino a 200 euro e il 10% arriverà a 300 euro; solo un 7% conterrà la spesa sotto i 30 euro.
Ancora il mondo della cooperazione spiega come primeggino le spese personali e come si stiano erodendo i risparmi. «Continua – dice una nota -, ad allargarsi la forbice tra chi può spendere e risparmiare e chi scivola sempre più in povertà. Abbiamo 1 italiano su 3 che andrà in vacanza e l’esercito dei poveri assoluti e relativi che sfonda il muro dei 10 milioni di persone». E ancora: «Il Paese è segnato da egoismo, difficoltà economiche e polarizzazione delle diseguaglianze, dall’agio al disagio si acuiscono le differenze: l’Italia è toccata dalla polarizzazione delle posizioni tra chi ce la fa e chi ha problemi a sbarcare il lunario. Un solco sempre più profondo divide chi può da chi non può. È forte il clima di incertezza per i morsi dell’inflazione che mina la capacità di acquisto di 2 italiani su 4».
Certo, a tavola nelle prossime ore vincerà la tradizione enogastronomica più pura e ricca che lo Stivale sa mettere in gioco “con un occhio al portafogli senza risparmiare sulla qualità”, come chiosa Coldiretti. E con un’attenzione importante sempre ai mercatini come fa rilevare anche CIA-Agricoltori Italiani. Ma anche in questo caso, qualcosa pare stia cambiando. L’ultimo Rapporto Coop sui consumi e sugli stili di vita degli italiani, d’altra parte, qualche mese fa aveva già delineato una sorta di «rinuncia all’identità alimentare e alla dieta mediterranea». Una tendenza rilevata sulla base di alcuni segnali. Lo stesso Rapporto, per esempio, aveva colto «soprattutto tra baby boomers e lower class» una sorta di abbandono della cultura alimentare tradizionale, dei prodotti tipici e di casa. Ovvio, il Natale è un’altra cosa rispetto alla quotidianità, ma crisi e incertezze valgono per tutto l’anno.
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