Sono bastati dieci minuti e Alessandria, la città dove vivo e lavoro da oltre trent'anni, ha visto compiersi un disastro, tra fulmini, pioggia e vento fortissimo che ha sradicato alberi, tetti, oltre ad allagare le cantine. Così la notte di domenica l'abbiamo passata ad asciugare, monitorando il livello dell'acqua, fra vicini di casa. È stato un momento tragico ma anche speciale, perché in quelle ore ci siamo dati una mano, abbiamo dialogato come non era mai accaduto, scoprendo il valore di quella che si chiama solidarietà. Qualcosa che forse il Covid aveva sopito, lasciando ogni nucleo famigliare isolato e attento a non avere contatti con alcuno. I fatti tragici producono sempre qualcosa di inaspettato, ho pensato mentre leggevo un articolo delle amiche giapponesi della rivista "Ryoritsushin" dedicato a questo tema. Si tratta di una grande inchiesta fra i produttori che durante il Covid non hanno potuto vendere i loro prodotti, per sapere che cosa hanno imparato da quella situazione. La prima risposta, giunta dalla cooperativa Muchachaen che opera in un villaggio dove si producono agrumi, ha riguardato la necessità di essere radicati nel territorio e di proteggere la vita quotidiana con le proprie mani. Da qui la scoperta che la simpatia fra produttori e consumatori aveva creato un legame forte, per cui le vendite sono rimaste stabili. Fondata nel 1974, oggi la cooperativa è costituita da 80 i produttori associati che, proprio in forza di questo legame diretto col consumatore, hanno scelto di usare meno sostanze chimiche per i loro mandaranci. Dall'inchiesta emerge pure il tema della normalità, che spesso viene intesa come la delega all'organizzazione pubblica del sistema sociale e tuttavia lascia nel panico la gente quando scoppiano eventi come un terremoto o una pandemia. Invece l'esperienza di questi agricoltori è andata nella direzione di valorizzare la vita rurale rendendola il più possibile autonoma e autosufficiente, secondo tre parole: Food, Energy, Care (cibo, energia, cura), ovvero "l'autonomia Fec". Ultima riflessione del responsabile della cooperativa: «Il Coronavirus è da considerare come un'allerta della natura, che ci dice di cambiare radicalmente il modo d'essere della nostra società». Ecco dunque la domanda che va posta all'oggi, mentre ancora non si vuole analizzare il cambiamento che ha provocato il Covid e tante iniziative di sinergia locale stanno prendendo forma. Sono esperienze di una ritrovata comunità, quasi l'applicazione della frase di Goethe: «Quello che erediti dai tuoi padri riguadagnatelo, per possederlo». Dal punto di vista politico significa tendere alla sussidiarietà, che invece resta l'anello debole di una politica che sembra avere scarsi riferimenti ideali.