Nelle app di incontri un mondo «insicuro»
Eppure, sono almeno vent’anni che esistono le app di incontri. Molti le usano solo per avere avventure sessuali, ma tanti altri per cercare l’amore. Quello vero. Potremmo passare righe e righe a interrogarci se sia giusto o meno, e se un tempo (quando ci si conosceva solo di persona) fosse meglio o solo diverso, ma resta un dato di fatto: da anni le app di incontri hanno un ruolo importante nelle relazioni. Lo dimostra anche il fatto che il settore ha registrato nel 2022 un fatturato di circa 2,6 miliardi di dollari. A farla da padrone è il Match Group, con sede a Dallas, che ha 2.700 dipendenti sparsi in mezzo mondo e nell’ultimo anno ha realizzato 1,2 miliardi di dollari di ricavi. L’azienda controlla 45 app di incontri, tra cui Tinder, Hinge e Meetic. Nel 2019 aveva 9,3 milioni di abbonati, nell’ultimo rapporto ne ha dichiarati quasi 17 milioni. Il gruppo si dice attento ai temi ambientali e assicura grande attenzione all’inclusione e alla privacy degli utenti, mettendo al primo posto la sicurezza delle persone. Per questo motivo dice di avere costituito già nel 2018 il Match Group Advisory Council, che si occupa proprio di sicurezza. Non dobbiamo stupirci: purtroppo su molte app di incontri non mancano sia truffe sia veri problemi di sicurezza delle persone. Già, ma come fanno le aziende a tenere al sicuro gli utenti delle app di incontri? Per capirlo, il gruppo di giornalismo investigativo TBIJ, cioè The Bureau of Investigative Journalism, ha intervistato più di 40 moderatori (attuali ed ex) di Match Group. Ne esce uno spaccato per certi versi agghiacciante. «Molti hanno raccontato di problemi di salute mentale, inclusi sintomi di ansia, depressione e disturbi da stress post-traumatico. Uno ha persino tentato il suicidio diverse volte». Non è la prima volta che si alza il velo sulle condizioni dei moderatori del digitale, ma è la prima volta che viene svelato il mondo di chi lo fa per le app di incontri. I lavoratori intervistati hanno raccontato anche di avere vissuto e di vivere condizioni di lavoro critiche e di ricevere pochissimo sostegno psicologico. Scrive TBIJ: «Quando hanno manifestato problemi di salute mentale causati dal lavoro, alcuni di loro sono stati penalizzati e altri persino licenziati». In più, negli ultimi anni, gli operatori europei e americani sono stati man mano sostituiti con altri (pagati molto meno) assunti da società esterne che operano da Guatemala, Honduras e Filippine. E la sicurezza degli utenti? Molti moderatori hanno detto di sentirsi impreparati ad affrontare denunce di abusi, di violenza, di ricatti o addirittura minacce di morte. «Se non siamo tempestivi, gli utenti rischiano seri pericoli. Se sottovalutiamo una segnalazione, possiamo fare enormi danni. Per non parlare di ciò che siamo costretti a vedere e a leggere». Laura, che ha lavorato come moderatrice, ha denunciato che essendoci una mancanza cronica di persone dedicate al comparto sicurezza, alcuni casi anche gravi vengono affrontati con ritardi enormi, anche di giorni. Non solo: mediamente ai moderatori viene chiesto di prendere decisioni complesse in meno di un minuto, altrimenti il loro punteggio di rendimento cala, con conseguenze anche sulla paga. Nessuno purtroppo né dall’interno né dall’esterno dell’azienda ha fornito un dato che sarebbe stato molto interessante, visto che parliamo di un mondo di quasi 17 milioni di persone: come si comportano mediamente gli utilizzatori? Quanto sono rispettosi dell’altra/o? Quanti sono violenti? © riproduzione riservata