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Nella storia di Christian Albini l'ultima parola è alla speranza

Guido Mocellin mercoledì 11 gennaio 2017
Non appena, due giorni fa, la notizia si è diffusa sui social network ed è stata pubblicata sul suo blog “Sperare per tutti” ( tinyurl.com/h35bh99 ) ho pensato che, oggi, sarebbe stata questa la storia che avrei raccontato. La storia di Christian Albini, «marito, padre, insegnante e teologo», morto a Crema a 43 anni del tumore col quale ha camminato da quando ne aveva 31. La storia di un uomo che nel 2013 si era proposto di spiegare, forte della sua esperienza, che la malattia poteva essere accolta come «un tempo per vivere» e non per morire. Ma che il 3 gennaio scorso aveva lasciato intendere dal blog la gravità della sua condizione con sobrie parole, evocando poi la volontà di «permanere nella dignità» e il sentimento di essere «solo con la speranza», alla quale infine si è affidato.
Perché è la storia di un cristiano del nostro tempo: per la passione nel trafficare i tesori che trovava tra i pensatori credenti (Merton, Arendt, Bonhoeffer i più frequentati) e in sé stesso; per la fedeltà con la quale si è impegnato nella vita della comunità locale; per lo slancio nell'incontro con l'altro nella fede, per la mitezza che lo sosteneva nel proporre la sua visione senza delegittimare quelle altrui.
E anche per aver mostrato in sé stesso che, accanto a quelle tradizionali (le riviste, i libri, le conferenze...), anche la via digitale può portare comunicazione umana e feconda. Non sarà un caso se tanti, su Facebook e sulle rispettive fonti (diffusamente ripresi), in fretta si sono disposti a commemorarlo in Rete con tanto affetto: cito Giorgio Bernardelli su “Vino Nuovo”, Gianni Di Santo su “Famiglia Cristiana”, Fabio Colagrande su Radio Vaticana, per non dire di un tempestivo tweet di Enzo Bianchi: «Era un vero cristiano, mite, buono, paziente! Per me un amico consonante sempre!». Non sarà un caso se in queste “condoglianze” (un sostantivo da riqualificare) spesso chi scrive annota: «Ti ho conosciuto sul web, non di persona, ma... ». Con una nota di rimpianto che solo la speranza cristiana attenua.