Lo si era ormai capito da tempo: il 2006 sarà l'anno di Mozart. Il 250° anniversario della nascita del compositore salisburghese verrà infatti salutato da un frenetico tourbillon di appuntamenti e celebrazioni che investirà ogni angolo del globo; e mentre non esiste cittadina o istituzione concertistica al mondo che non ospiti un festival o almeno un evento in onore del sommo Wolfgang, sta diventando sempre più difficile orientarsi anche tra gli scaffali dei negozi di dischi dove, in un labirinto di edizioni speciali e ristampe "ad hoc", i titoli mozartiani fanno bella mostra di sé.Non deve però passare inosservata la recente e splendida incisione della Grande Messa in do minore K. 427 realizzata da Paul McCreesh e dai suoi encomiabili Gabrieli Consort & Players (cd pubblicato da Archiv e distribuito da Universal Music Italia). Il direttore inglese approda alla composizione liturgica di Mozart dopo una lunga frequentazione con il repertorio policorale secentesco, gli oratori händeliani e le opere teatrali di Gluck; lezioni tutte confluite con equilibrio alchemico nell'appassionante interpretazione di questo capolavoro, probabilmente concepito come adempimento di un voto e rimasto purtroppo incompiuto (manca del tutto l'Agnus Dei, mentre il Credo si interrompe dopo l'Et incarnatus est ed è incompleto nell'orchestrazione).La maestria contrappuntistica dei passaggi corali a otto parti, l'imponente scrittura delle sezioni strumentali, ma soprattutto la soave flessibilità e la trepida spiritualità delle linee melodiche vocali ' per i cui numeri solistici l'autore aveva espressamente pensato al timbro cristallino da soprano della moglie Constanze ' fanno della Messa in do minore uno dei capisaldi della letteratura sacra di ogni tempo. Sarebbe sufficiente fermarsi anche alla sola, irresistibile pagina dell'Et incarnates est (nel disco affidata alle impeccabili doti canore di Camilla Tilling), dove la descrizione dell'avvento di Gesù sulla terra si traduce per Mozart in una commovente dichiarazione di fede: l'esemplare testimonianza del mistico connubio attraverso cui, come poche volte è accaduto nella storia della musica, la purezza della creazione artistica si è spinta a lambire l'insondabile profondità del Mistero divino.