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Nell'Oratorio di Pasqua di Bach rivive il mistero della Resurrezione

Andrea Milanesi domenica 16 aprile 2006
Ritmi incalzanti, fanfare di trombe e rulli di timpani: è un vero e proprio tripudio sonoro quello che investe l'ascoltatore sin dalle prime note dell'Oratorio di Pasqua di Johann Sebastian Bach (1685-1750); un invito a partecipare senza esitazione al mistero della Resurrezione di Cristo, con la coscienza che la forza salvifica dell'azione di Cristo è sorgente di vita eterna per ognuno di noi. Si svelano così in filigrana i motivi che hanno spinto il genio bachiano a ricorrere a una forma compositiva come quella dell'Oratorio che, sin dal principio del Seicento, rappresentava l'equivalente sacro del melodramma profano: quasi volesse dar vita a un racconto emozionante e avvincente, nel conferire veste musicale all'evento che ha cambiato per sempre il corso dell'intera storia dell'umanità. Tra gli oltre duecento lavori liturgici composti dal Thomaskantor di Lipsia, solo tre riportano il titolo di oratorio: insieme con la celebre opera scritta per il tempo di Natale, sono a noi giunti l'Oratorio dell'Ascensione BWV 11 e l'Oratorio di Pasqua BWV 249, del quale si conoscono almeno tre diversi adattamenti. Alla guida dell'ensemble vocale e strumentale Bach Collegium Japan, Masaaki Suzuki ha inciso l'ultima, sfolgorante versione, quella del 1749, nuova e pregevole tappa dell'ormai decennale percorso discografico che il direttore nipponico sta dedicando al repertorio sacro del Maestro di Eisenach (Sacd "hybrid" pubblicato da Bis e distribuito da Jupiter); attraverso una lettura di estremo rigore filologico, attenta a cogliere tanto il carattere più evidente di festosa celebrazione, quanto i momenti di intima e pacata riflessione (le splendide arie di Maria Maddalena e di Maria madre di Giacomo), ma sempre tesa a sottolineare l'alta valenza spirituale e confessionale di cui il compositore tedesco ha investito la sua missione artistica. Perché, come sosteneva lo scrittore franco-rumeno Emil Cioran nel suo Lacrime e santi,
«quando si ascolta Bach, si vede nascere Dio' Dopo un Oratorio, una Cantata o una Passione Dio deve esistere. Altrimenti tutta l'opera del Kantor non sarebbe che un'illusione lacerante. Pensare che tanti teologi e filosofi hanno sprecato notti e giorni a cercare prove dell'esistenza di Dio, dimenticando la sola!».