Nel «Requiem» di Cherubini un coro di preghiere per le vittime della Storia
A quasi duecento anni dalla sua composizione, la partitura cherubiniana mantiene inalterata la sua forte carica evocativa e l'universalità del suo messaggio, come dimostra la convincente lettura offerta dalle formazioni vocali e orchestrali dei Boston Baroque sotto la bacchetta di Martin Pearlman (cd pubblicato da Telarc e distribuito da Sound and Music); attraverso un percorso spirituale di composta solennità e nobile commozione, che viene inaugurato dall'austera gravità del Kyrie iniziale e del successivo Graduale, passando attraverso i toni più accesi dell'apocalittico Dies irae e quelli maggiormente intimistici dell'Offertorium, l'impronta sfarzosa del Sanctus e quella implorante del Pie Jesu, per poi concludersi sull'invocazione finale dell'Agnus Dei, bagliore di fede e speranza acceso da un sentimento diffuso di compassione per l'umanità sofferente. A conferma dell'intuizione del poeta e drammaturgo austriaco Franz Grillparzer che nei suoi diari, paragonando i grandi musicisti alle opere compiute nei giorni della Creazione, accostò Beethoven al Caos, Mozart all'Uomo e Cherubini alla Luce.