Esce da Einaudi un ambizioso Breviario per un confuso presente di Corrado Augias, ben noto «giornalista, scrittore, autore di programmi culturali per la tv», rispettato e rispettabile. È una carrellata sui massimi problemi del nostro tempo; non ne trascura nessuno e cerca, da un breve capitolo all'altro, da un grande nome all'altro, di offrire una guida, mettiamo, a un volenteroso giovane di questi anni, per trovare nel passato delle risposte al «nostro confuso presente»; anzi, di più, delle indicazioni su come reagire e comportarsi. Pur sempre, sia chiaro, nell'ambito del pensare e non dell'agire, ché è tutta un'altra storia. È l'autore a guidare il gioco, e lo fa davvero egregiamente, grazie a una grande esperienza nella divulgazione e nella cosiddetta comunicazione. Che tanti anni fa un grande del secolo, Luis Buñuel, e chi la pratica non dovrebbe mai dimenticarsene, metteva insieme alla scienza, alla tecnologia e alla sovrappopolazione tra le quattro cause (i quattro cavalieri dell'Apocalisse!) della fine del mondo... In passato ho avuto come compagni di viaggio due libri che avevano ambizioni simili, di “breviario”, ma che erano costruiti assai diversamente. Il primo di un cattolico, Luigi Rusca, un gran personaggio dell'editoria milanese degli anni '30/'50 (la Medusa! la Bur!), si intitolava Breviario dei laici e fu tante volte ristampato, l'ultima trent'anni fa in due grossi volumi della Bur che non mi pare siano più in giro, ed è un peccato. Proponeva per ogni giorno dell'anno, dal primo gennaio al 31 dicembre, un ampio brano di un autore notissimo o noto a pochi, che avrebbe dovuto accompagnare e stimolare la riflessione del lettore laico, anche se il modello era quello dei breviari classici, religiosi. Rusca (aiutato al tempo da monsignor De Luca, ben noto a chi conosce la storia della cultura italiana del Novecento) si tirava da parte, si limitava a brevi note di informazione-presentazione. L'altro libro lo pubblicò nel 1966 la Eri (Edizioni radio italiana) e si intitolava ancora più modestamente, Calendario di letture. Raccoglieva i testi di più trasmissioni radiofoniche selezionati da Franco Antonicelli, laico a tutti gli effetti, e i brani erano qui molto lunghi, si trattava di un'antologia di riflessioni rubata ai classici (anche poesie, anche brani di romanzo) che invitavano al pensiero, sia pure dall'effimero dell'ascolto radiofonico, settimana dopo settimana. Quante volte ho percorso questi libri, in cui l'io del curatore non si sovrapponeva mai a quello dell'autore citato, e invitava alla scoperta, a un libero percorso, a trovare ciascuno il proprio filo di Arianna? Ma la nostra epoca è un'altra, e l'idea del servizio e del traghetto non è tra quelle più frequentate dagli “io”, ora sinuosi ora aggressivi ma sempre onnipresenti di una massa di comunicatori.