Il “sofagate”, sui quotidiani, vede tutti perdenti, o per arroganza o per timidezza o per ignavia. Ma un perdente è più perdente di tutti, più di Erdogan e più di Ursula von der Leyen: Charles Michel, doppiamente perdente dopo la giustificazione che, stando ad Antonio Polito (“Corriere”, 9/4), è smentita dalla moviola: «Se ci fosse stata la Var, Michel avrebbe già ricevuto il cartellino rosso», come un maldestro simulatore in area. I suoi tifosi, assicura Alberto D'Argento, corrispondente da Bruxelles per la “Repubblica” (titolo: «Michel e le gelosie per Ursula», 9/4), garantiscono che «è molto triste per il “sofagate”» ma «troppo forte è il dubbio di una faida dettata dalla voglia di affermare la primazia della sua carica rispetto a quella della von der Leyen». E Francesca Sforza sulla “Stampa” (9/4) ribadisce: «La sedia per von der Leyen non era stata prevista dai turchi, ma senz'altro non è stata richiesta dagli europei». Sempre Sforza, il giorno prima (titolo: «Michel si inchina al Sultano»), aveva fornito una descrizione impietosa della scena meritevole della Var: «Charles Michel ha allungato il passo per prender posto in una delle due sedie, come quei bambini che vogliono arrivare primi al buffet della festa, del tutto inconsapevole del quadro che stava restituendo: quello di un politico europeo che piega la testa a un regime che considera le donne, letteralmente, dei sotto-uomini». Il “Fatto”, come di consueto, non ama le mezze misure e titola (8/4): «Nella guerra dei “cafoni”, Michel (Ue) batte Erdogan», ma Salvatore Cannavò ne ha pure per Ursula, corresponsabile dell'«attuale inconsistenza europea». Si smarca, con modi purtroppo grevi, Pietro Senaldi, direttore di “Libero” (9/4): «Per quanto ci riguarda, se fossimo stati nei panni di Erdogan, non avremmo fatto sedere Ursula né sulla poltrona né sul divano. Meglio starebbe, la signora, inginocchiata sui ceci, magari con un burqa; beninteso, non in quanto è una donna, ma solo perché è un'incapace». Beninteso.