Nel Requiem da camera di Brahms il dolore si trasforma in speranza
In tal senso, dall'originale versione con accompagnamento orchestrale Brahms ha in un secondo tempo realizzato una rielaborazione per soprano, baritono, coro e pianoforte a quattro mani; non già una semplice "riduzione", ma una vera e propria rivisitazione, attraverso la quale l'autore ha inteso portare alla luce la dimensione maggiormente intima e personale della sua posizione di fronte al mistero più insondabile.
Sfida prontamente raccolta da Harry Christophers, che del capolavoro brahmsiano ha realizzato una pregevole incisione discografica (pubblicata da Coro e distribuita da Jupiter) facendosi accompagnare dalle voci soliste di Julie Cooper e Eamonn Dougan, dal gruppo vocale The Sixteen, da Gary Cooper e Christopher Glynn al pianoforte (un "filologicamente corretto" Bösendorfer del 1872). Abituato a frequentare i più splendenti gioielli polifonici dell'età rinascimentale, il direttore inglese si addentra tra i chiaroscuri della versione cameristica del Deutsches Requiem con notevole disinvoltura, e ciò che a un primo ascolto può risultare perso in termini di orchestrazione viene guadagnato in termini di raccoglimento e meditazione, chiarezza del contrappunto ed espressività dell'apporto corale; riconducendo le grandi riflessioni esistenziali alla portata di un dramma a misura d'uomo.