Nel poema musicale «Der Messias» un corale inno di fede nel Signore
Partitura contraddistinta da una spiccata vocazione drammaturgica, a tratti combattuta tra un sofferto intimismo e una compiaciuta enfasi retorica, percorsa da modulazioni, linee dinamiche e disegni ritmici frutto di una sintesi tra svariate istanze stilistiche e musicali che si pongono a cavallo tra reminiscenze tardo-barocche e le nuove sensibilità estetiche di carattere pre-romantico; fatte le debite proporzioni, vi si possono infatti ravvisare passaggi corali che riverberano le grandiose atmosfere dei celebri oratori di Haydn (il coro degli "Angeli" nella prima parte o quello delle "Anime benedette" nella seconda) e numeri vocali di una plastica lievità che richiamano alla memoria le grandi opere teatrali di Mozart (come il duetto che chiude la prima parte dell'oratorio o l'arioso di Eva "Benedetto e Santo sei Tu"), insieme con passaggi strumentali di un eroismo sinfonico quasi beethoveniano (gli accompagnamenti del "Coro celeste" iniziale o le perorazioni che preludono all'ingresso della "Voce del Messia"). Una musica densa di chiaroscuri espressivi, illuminata da una luce che appare spesso lunare, sospesa, fissa, ma ciononostante capace di arrivare dritta al cuore di chi la ascolta e di portare il suo messaggio di fede e di speranza, per esplodere sfolgorante nel tripudio del coro finale che, tra rulli di tamburo e squilli di trombe, viene innalzato per onore e adorare il Redentore, «sovrano delle sfere celesti e conforto di tutte le anime sofferenti».