Nel complesso e spettacolare «Mass» Bernstein si interroga sulla fede
Tra i mille rivoli del suo inesauribile estro creativo trovò spazio persino Mass, una «pièce teatrale per cantanti, attori e ballerini» composta per l'inaugurazione del J.F. Kennedy Center for Performing Arts di Washington e oggi riproposta in una coraggiosa incisione discografica diretta da Kristian Järvi (2 Super Audio Cd pubblicati da Chandos e distribuiti da Jupiter); più che di una vera e propria opera sacra si tratta di una performance attraverso cui Bernstein ha inteso portare in scena la celebrazione "spettacolarizzata" di una Santa Messa, con l'intento di «comunicare nel modo più diretto e universale la riaffermazione della fede».
Partitura complessa e controversa, accolta da alterne fortune sin dalla sua prima esecuzione (8 settembre 1971), Mass rappresenta una sorta di grandioso melange, a metà tra il melodramma e il musical, con testi in lingua inglese e latina, per il quale sono previsti l'utilizzo di nastri pre-registrati e gli interventi di un cantante-attore solista (il "Celebrante"), un'orchestra di oltre cento elementi, una rock band (con tanto di chitarre elettriche, basso e batteria), due cori misti e uno di voci bianche; tutti insieme appassionatamente in un vorticoso caleidoscopio sonoro dove si riflettono in modo provocatorio echi di musica colta, jazz, blues e danze latino-americane.