Nei Mottetti di Milani l'armonia e lo splendore della Roma del 600
Come quella composta da Alessandro Melani (1639-1703), che nella sua lunga e prestigiosa carriera ha ricoperto la carica di maestro di cappella nelle cattedrali di Orvieto, Ferrara, Pistoia e, una volta trasferitosi a Roma, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore e poi la Chiesa di San Luigi dei Francesi, centri nevralgici della vita spirituale della Città Eterna; qui, tra riti pubblici e funzioni private, ha dato origine a una significativa produzione di brani di carattere religioso che non meritano certo l'oblio in cui sono caduti nei secoli. Così la pensa Rinaldo Alessandrini, stimato direttore ed eccellente interprete di antichi repertori, che seduto all'organo ha guidato il suo ensemble vocale e strumentale Concerto Italiano in una preziosa antologia di pagine sacre raccolte in un disco intitolato semplicemente Mottetti (cd pubblicato da Naïve e distribuito da Jupiter).
Opere accomunate da una precisa connotazione stilistica e da una tratto linguistico che denota perfettamente i fremiti che andavano scuotendo il panorama artistico dell'epoca. Ma più delle qualità tecniche della scrittura e formali di un linguaggio che si andava plasmando nella sintesi tra registro ecclesiastico e operistico, queste musiche hanno il dono della naturalezza e della spontaneità, come testimoniano il solenne Salve Regina concertato, il maestoso Magnificat a otto voci o le incantevoli Litanie della Beata Vergine a due cori alternati; non a caso tre composizioni di devozione mariana, in cui Melani fa sfoggio del suo innegabile talento nel tratteggiare una tenerezza di accenti e l'espressione evidente di una dolcezza materna che riesce a creare un contatto puro e sincero tra umano e divino.