Nei campi serve gioco di squadra
Per questo, Mario Catania, nuovo ministro delle Politiche Agricole, ha davanti una strada decisamente in salita. Anche se i primi segnali appaiono positivi.
Sulla nuova Pac, per esempio, la posizione è stata chiara fin da subito e sembra essere quella degli agricoltori: no ad una nuova politica europea che rischia di far saltare contributi all'Italia per circa 1,4 milioni di euro per i prossimi sette anni. «Oggi l'Italia – ha detto recentemente Catania in un faccia a faccia con Dacian Ciolos, il Commissario Ue al comparto – produce il 13% del valore della produzione agricola complessiva dell'Unione europea. Non possiamo accettare una proposta che ripartisce i fondi basandosi sulla superficie. È per noi un dovere morale nei confronti della nostra gente». Parole che certamente sono piaciute ai coltivatori, ma che occorrerà mettere in pratica lungo un difficile negoziato europeo che parte da un unico presupposto: i soldi sono meno per tutti.
E, a quanto pare, pure il primo incontro fra Ministro e Regioni sembra si sia svolto, contrariamente a prima, senza particolari barricate ma con reciproco riconoscimento e rispetto. Gioco di squadra obbligato, poi, anche sul fronte della Manovra appena varata dal Governo. Un provvedimento che agli agricoltori ha fatto storcere il naso.
«Nessuno come noi agricoltori sa bene cosa siano i sacrifici e come il contributo al bene del Paese rappresenti un dovere per tutti – ha per esempio spiegato Sergio Marini, presidente di Coldiretti –, noi non ci tiriamo indietro, ma equità e misure per la crescita devono riguardare anche il nostro settore, e queste misure nella manovra ancora non ci sono». Per questo Coldiretti ha presentato una serie di misure a costo zero. Mentre Mario Guidi, al vertice di Confagricoltura, ha parlato di un provvedimento «con tante tasse e niente sviluppo». Una posizione di fatto condivisa anche dalla Cia- Confederazione italiana agricoltori che ha parlato di un «aumento grave di oneri fiscali, tributari e contributivi» e chiesto più strumenti per la crescita. Critiche alle quali il Ministro ha risposto spiegando che «la situazione complessiva non ha consentito interventi specifici per lo sviluppo del settore agricolo». Eppure qualcosa è stato fatto, soprattutto sul fronte delle vendite dei terreni agricoli statali ma anche sul calcolo dei contributi. Le prove di dialogo e di collaborazione, certamente continueranno; approcci cauti, dettati dalle necessità di una congiuntura che non lascia spazio a speculazioni di campanile.