Negli anniversari di Händel e Haydn la riscoperta di due oratori su Tobia
In realtà il Tobit di Händel, più che una composizione originale, risulta il modello esemplare di un cosiddetto "pasticcio" e, come tale, occupa un posto del tutto particolare all'interno della produzione sacra händeliana; si tratta infatti di un pot-pourri realizzato assemblando brani diversi ricavati dai più disparati lavori " oratori, opere teatrali, anthems e quant'altro " predisposta intorno al 1764 (cinque anni dopo la morte del compositore) da John Cristopher Smith, giovane pupillo e fedele copista che poté lavorare sulle partiture autografe del maestro. Alla strutturale mancanza di organicità della sua concezione, Tobit supplisce con la bellezza di arie, duetti e interventi corali, riportati nuovamente alla luce dalla lettura offerta da Joachim Carlos Martini a capo della formazione Junge Kantorei e della Frankfurt Baroque Orchestra.
Perfettamente compiuto dal punto di vista artistico e musicale, Il ritorno di Tobia venne invece concepito da Haydn nel 1775 e poi ripreso nel 1784; il testo " approntato in lingua italiana dal poeta Giovanni Gastone Boccherini, fratello del compositore Luigi " contribuisce mirabilmente ad arricchire lo spessore drammaturgico di questo monumentale oratorio, impreziosito da ricche sonorità e affidato a un organico imponente. A capo del VokalEnsemble Köln, della Capella Augustana e di un nutrito cast di cantanti solisti (sopra cui primeggiano i soprani Roberta Invernizzi e Sophie Karthäuser), il direttore Andreas Spering dimostra una profonda affinità con l'universo spirituale del musicista austriaco e con i sentimenti di una religiosità positiva, lieta e fiduciosa, ma nel contempo nobile, solenne e fortemente radicata.