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Nannini su Netflix evita l’agiografia

Andrea Fagioli domenica 5 maggio 2024
Mentre Rai 3 con il docu-film di cui abbiamo parlato ieri (ora recuperabile su RaiPlay) raccontava la storia di Milva, da qualche ora era già in rete su Netflix un film vero e proprio su Gianna Nannini: Sei nell’anima, diretto da Cinzia Th Torrini, che lo firma anche come autrice con Cosimo Calamini, Donatella Diamanti e la stessa Nannini anche perché tratto dalla sua autobiografia di cui tralasciamo il titolo. Due lavori molto diversi tra loro, su due artiste altrettanto diverse, ma che confermano un interesse mai venuto meno per le storie dei cantanti, che da sempre, nell’immaginario collettivo, sono figure più o meno giustamente mitizzate. Di certo, rispetto al passato, si tende oggi a edulcorarne molto meno la rappresentazione. Ecco allora che anche in Sei nell’anima la parte di maggiore impatto, sicuramente la più drammatica, riguarda il periodo buio della rockstar senese, il momento dei disturbi mentali conseguenza anche dell’uso di droghe, che trancia in due la sua vita tanto da considerare la guarigione una vera rinascita. Per il resto, in modo esplicito, senza tabù, Sei nell’anima (titolo tratto da uno dei maggiori successi della cantante) racconta trent’anni di vita al limite e di brani musicali duri e tante volte poetici al tempo stesso. Un doppio registro musicale, ma anche esistenziale ben sintetizzato nella ricostruzione del funerale di Danilo Nannini, il padre imprenditore dolciario con cui Gianna ha sempre avuto un rapporto difficile, ma con il quale si riconcilia in punto di morte per poi cantare di fronte alla bara. Un plauso, al di là di alcuni momenti del film che possono essere discutibili, va a Letizia Toni, l’attrice pistoiese che interpreta la Nannini senza imitarla (che è pur sempre un errore), bensì cercando di trasmettere la determinazione, la creatività, il tormento e le emozioni di una donna decisamente fuori dagli schemi. © riproduzione riservata