Nel grigiore di una cittadina poggiata sulle rive del Mar Caspio, nel nord dell'Iran, una madre, Nahid - il volto è quello di Sareh Bayat, attrice emergente -, cerca di resistere alle condizioni difficili imposte da una serie di leggi tendenzialmente favorevoli all'uomo. È stata sposata, Nahid, ma lui, un poco di buono che l'ha lasciata, pretende di avere la custodia del figlio, Amir Reza. Lei, in un pomeriggio ventoso, incontra sulla spiaggia Masoud, che la riempie di attenzioni e potrebbe diventare un ottimo marito e un buon padre. Ma nulla è semplice, nulla è scontato. Ida Panahandeh, la regista, ha una mano autorevole e sicura, che sfrutta i colori, i suoni, il riverbero di una luce quasi crepuscolare e i suoi riflessi in interni spogli e puliti, per seguire le giornate di Nahid, una madre coraggiosa e generosa, nella sua rincorsa verso la tranquillità. Mentre vive, inquieta, le sue giornate: la famiglia dell'ex-marito la minaccia, la tradizione le getta addosso il peso del «matrimonio temporaneo», un reperto di antiche abitudini che nessuno vorrebbe più. Ma la felicità, per Nahid, è soltanto stringere il figlio al suo seno. (L.Pel.)